Vanessa, l’attesa diventa febbrile
Il papà: volevo crearle una fondazione

Col passare delle ore si fa sempre più febbrile l’attesa di qualche notizia dall’Unità di crisi della Farnesina e dalla Siria a Brembate, dove vive Vanessa Marzullo, una delle due cooperanti rapite vicine ad Aleppo.Nel paese l’assenza di qualche aggiornamento aumenta l’apprensione e lo sconforto.

Col passare delle ore si fa sempre più febbrile l’attesa di qualche notizia dall’Unità di crisi della Farnesina e dalla Siria a Brembate, dove vive Vanessa Marzullo, rapita con Greta Ramelli vicino ad Aleppo. Nel paese l’assenza di qualche aggiornamento aumenta l’apprensione e lo sconforto. La gente si dice vicina ai familiari della ventunenne, mamma Patrizia, papà Salvatore e l’altro figlio Mario, di 20 anni, per non farli sentire soli.

I familiari ricevono costantemente telefonate e messaggi sui propri cellulari da parte di chi vuole dimostrare in concreto la propria vicinanza in questi momenti. Papà Salvatore, titolare di un ristorante a Verdello, a una decina di chilometri da Brembate e sempre nella media pianura bergamasca, ribadisce che non avrebbe voluto che Vanessa partisse e che le avrebbe creato in Italia una fondazione per la raccolta di aiuti in favore del popolo siriano.

Salvatore Marzullo ha anche fatto sapere di aver già individuato la sede della fondazione, un vecchio cascinale, non distante da quello che ospita la sua trattoria, dove troverebbero posto sia un locale da lui gestito sia l’associazione pro Siria da affidare alle attenzioni della figlia Vanessa. Ora soltanto un sogno per Salvatore, in attesa di poterlo comunicare alla figlia prima possibile.

LA POLEMICA

Sulla vicenda delle due ragazze c’è chi alimenta polemiche con comportamenti da stigmatizzare. E’ il caso dell’’assessore alla tutela ambientale di Varese, Stefano Clerici, che parlando di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli ha scritto sul suo profilo Facebook: «Ora mi chiedo: per le due sprovvedute (sarò diplomatico) partite per farsi i selfie tra i ribelli siriani è giusto che si mobiliti la diplomazia internazionale? Si, per carità. Ma che addirittura si ipotizzi il pagamento di un riscatto a spese nostre? Io lo farei eventualmente pagare ai loro ancor più sprovveduti genitori».

«Umanamente mi dispiace, per carità, ma con la guerra non si scherza e da bambine - ha proseguito nel suo commento Clerici, un passato in An e poi nel Pdl - è bene che non si giochi alle ’piccole umanitariè, ma con le barbie. Perché se parti con l’incosciente presunzione di risolvere un problema e poi, paradossalmente, il problema diventi tu, non può essere la collettività a pagarne il prezzo».

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