Il padre fu ucciso dalle Brigate Rosse:
mi rattrista lo show di Curcio a Torre

Non si placa la polemica sull’intervento di Renato Curcio - membro fondatore delle Brigate Rosse - a Torre Boldone, domenica scorsa, per la conclusione della Festa in rosso organizzata da Rifondazione comunista.

Non si placa la polemica sull’intervento di Renato Curcio - membro fondatore delle Brigate Rosse - a Torre Boldone, domenica scorsa, per la conclusione della Festa in rosso organizzata da Rifondazione comunista.

Curcio ha tenuto un incontro su temi legati al lavoro, e la serata si è svolta regolarmente senza proteste né contestazioni. Ma nei giorni precedenti Claudio Sessa, sindaco di Torre Boldone, si era dichiarato «indignato». Maurizio Rovetta, segretario del circolo Prc di Torre Boldone, aveva replicato: «Curcio è un uomo libero come tutti noi, che ha scontato la sua pena».

Sull’argomento torna - con una lettera inviata a L’Eco di Bergamo - Piero Mazzola, figlio di una delle vittime del primo attentato rivendicato dalle Brigate Rosse, quello contro la sede del Msi di Padova il 17 giugno del 1974.

Il padre, Giuseppe Mazzola (nato a Telgate nel 1914, carabiniere in congedo che teneva la contabilità del partito) fu ucciso insieme a Graziano Giralucci da un commando di cinque brigatisti

Ora Piero Mazzola torna sulla vicenda con una lettera in cui si dice «rattristato per il fatto che lo show abbia luogo nel Bergamasco, terra di origine di mio padre». «Mi corre l’obbligo - scrive ancora Mazzola - di rinfrescare la memoria agli immemori (forse) organizzatori che sono certo non intendono essere dei tragici epigoni delle gesta del loro importante (si fa per dire) ospite, che per quanto mi riguarda non rappresenta altro che la cultura del male».

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