Il reportage in Afghanistan:
i bergamaschi in missione a Herat

Le mostrine indicano il grado di tenente, ma «in alto» hanno deciso che gli si potevano già affidare compiti da capitano per la gestione di un comparto strategico del contingente italiano impegnato sul teatro afghano

Le mostrine indicano il grado di tenente, ma «in alto» hanno deciso che gli si potevano già affidare compiti da capitano per la gestione di un comparto strategico del contingente italiano impegnato sul teatro afghano.

Non un riconoscimento da poco, a ventisette anni, per Gianmarco Ansanelli, un ragazzo di Filago, che, alternando studi fuori sede e missioni all’estero, continua a ruotare nell’area bergamasca. E a Orio al Serio è inserito, comandante di squadrone di sostegno, nei ranghi del terzo reggimento «Aquila» dell’aviazione dell’esercito.

Oggi Gianmarco Ansanelli, viene considerato il «notaio della sicurezza» della nostra forza aerea dispiegata a Herat. Comandante del polo tecnico logistico della «Fenice» è l’unico tra gli ufficiali italiani impiegati all’estero cui, in questa fase, sia stato affidato un tale ruolo di responsabilità in campo aviatorio. Senza il suo assenso non c’è velivolo del nostro contingente che possa decollare.

Un altro dei bergamaschi di Herat chiamato a occuparsi della sicurezza degli altri è Cristian Varinelle, di Gandosso, carabiniere paracadutista tutto patria, amore e fantasia. A ventotto anni può vantare di essere già stato impiegato nel Kosovo e a Baghdad in delicate operazioni di scorta. Quando occorre siede a bordo dei «Lince», i blindati che ancora si muovono sulle strade afghane.

La sua è l’ultima estate da scapolo. Ha preso casa a Gandosso non lontano dai genitori, che vendono frutta al mercato. Il 9 agosto a Villongo sposerà Daisy, una ragazza che lavora in un bottonificio.

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