Imprese&Territorio ai candidati
«Basta con questa burocrazia»

A confronto Gori, Tentorio e Zenoni sui grandi temi della città. Da Sacbo a Porta Sud, passando per il territorio e i trasporti. La protesta di Gargano: «Avete escluso altri candidati dal confronto»

Imprese libere e con meno burocrazia. È la richiesta più impellente avanzata da Imprese&Territorio ai candidati a Palafrizzoni. «Sappiamo che i Comuni sono le realtà a noi più vicine e disponibili, ma ci sono ancora troppi ostacoli burocratici: aprire un’attività è un’odissea» ha spiegato il presidente Giuseppe Guerini, che ha messo sul tavolo anche i temi caldi delle aree in trasformazione e dei contenitori storici: «Dobbiamo partecipare tutti insieme alla loro progettazione». Idem per Porta Sud.

Sul lato dei candidati, l’ormai consolidata formazione a tre punte: Giorgio Gori per il centrosinistra, Franco Tentorio per il centrodestra e Marcello Zenoni per il Movimento 5Stelle. Il che ha provocato le proteste di Rocco Gargano, candidato de «L’altra Bergamo»: «Non ci avete invitato, eppure abbiamo anche noi cose da dire. In questo modo siete voi a decidere chi sono i candidati», l’accusa. Mitigata dalla disponibilità di Imprese&Territorio ad organizzare altri incontri allargando la platea dei candidati.

Sul fronte del dibattito, Zenoni ha raccolto al volo la sollecitazione di Guerini: «Il Comune deve rendere libero il cittadino. La burocrazia è un mostro da combattere». Con stoccata a Gori su uno dei progetti presentati, quello del Trambus: «Non è la soluzione ideale, meglio investire sui quello che c’è già». Pronta la replica del candidato del centrosinistra: «L’ho studiato molto bene prima di proporla...». E nei vari interventi Gori ha più volte messo al centro i temi del lavoro, dell’Università «e della necessaria centralità del capoluogo» nelle dinamiche del territorio.

Per Tentorio «molto è stato fatto in questi 5 anni, la città è molto più viva. E molto è già pronto per essere fatto». Sul capoluogo «la sua centralità è indiscutibile». Finale con passaggio sulle società: «Per pagare opere pubbliche dovremo vendere A2A». Ma non Sacbo: «Secondo me dobbiamo rimanere, non ha senso vendere azioni della più grande azienda bergamasca».

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