Parla il capostazione indagato:
«Penso soltanto ai due morti»

«Non mi è arrivato alcun avviso di garanzia, non so niente. So solo che giorno e notte non faccio che pensare a quelle due persone che hanno perso la vita al passaggio a livello di Pontida». Parole di Aurelio Carminati di Bottanuco, il dirigente di movimento della stazione di Ambivere.

«Non mi è arrivato alcun avviso di garanzia, non so niente. So solo che giorno e notte non faccio che pensare a quelle due persone che hanno perso la vita al passaggio a livello di Pontida». Aurelio Carminati di Bottanuco, il dirigente di movimento che giovedì scorso si trovava nella cabina di lavoro della stazione di Ambivere, è un uomo piegato dal dolore.

La voce tradisce tutta la profonda tristezza nel sapere che il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati. «Sono costernato» dice ancora. Si capisce che al di là del reato che gli viene contestato, disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo, lo ferisce essere accusato di avere provocato la morte di due persone.

«Non posso dire altro, dovrò prendere un avvocato» spiega. Poi si trincera dietro un muro di silenzio: sono giorni difficili per lui, la moglie e la figlia. I giornalisti che lo cercano, le ferie forzate, il pensiero continuo a quelle due vite spezzate in un modo così drammatico. Sarebbero bastati trenta secondi per evitare lo schianto.

Quel che è certo è che il capostazione ribadisce quello che già ci aveva detto venerdì scorso: è stato lui ad azionare il pulsante per far alzare le sbarre del passaggio a livello di Cà de Rizzi verso le 8,30, quando c’è stato un primo disguido perchè le sbarre erano rimaste abbassate per 25 minuti. Ma non dice di averlo fatto una seconda volta, alle 9,50, quando è passato il treno Bergamo-Lecco che ha travolto l’ambulanza su cui viaggiavano Umberto e Claudio Pavesi, morti sul colpo, e l’autista Rosario Drago, ancora ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Terapia intensiva.

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