Rtl 102.5, sotto la lente dei pm
i 3 milioni degli show calabresi

Tre milioni e 200 mila euro in quattro anni, dal 2006 al 2009, pagati dal Comune di Reggio Calabria e incassati dall’emittente radiofonica Rtl 102.5 come compenso per le dirette estive dal lungo mare reggino.

Tre milioni e 200 mila euro in quattro anni, dal 2006 al 2009, pagati dal Comune di Reggio Calabria e incassati dall’emittente radiofonica Rtl 102.5 come compenso per le dirette estive dal lungo mare reggino.

Erogazioni regolari, fino a prova contraria, ma ora finite sotto la lente dei pm Pierpaolo Bruni e Simona Rossi della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che nei giorni scorsi hanno dato mandato a carabinieri e guardia di finanza di perquisire gli uffici di Bergamo e Arcene di una società appartenente al gruppo dell’emittente radiofonica più ascoltata d’Italia (nata proprio a Bergamo nel 1975).

L’inchiesta calabrese riguarda il clan dei Tripodi, affiliato alla ’ndrangheta di Vibo Valentia. Uno dei boss, Nicola Tripodi, venne arrestato l’anno scorso in una maxi operazione. Venne fuori un colpo di scena: Tripodi risultava dipendente dal 1999 della Gest.i.tel, società specializzata nell’installazione di impianti con sede a Bergamo in via Scotti, controllata al 90 per cento dal Gruppo Rtl 102.5 (il restante 10 per cento è di Claudio Rizzo, siciliano residente nel Milanese). Perché una società controllata dalla radio privata più forte d’Italia deve annoverare un boss della ’ndrangheta fra i suoi dipendenti? È appunto la domanda a cui cercando di trovare risposta i pm della Dda di Catanzaro.

Per gli inquirenti «la vicenda Rtl - si legge in un’informativa dei carabinieri - si inserisce in un contesto molto ampio e non si possono sottacere alcuni passaggi che meritano di essere approfonditi e valorizzati».

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