Ryanair offre alleanza su Roma
ma Alitalia risponde «no grazie»

Ryanair apre ad Alitalia proponendo una collaborazione sull’aeroporto di Fiumicino. Ma l’ex compagnia di bandiera risponde «no grazie». Un botta e risposta che apre così un nuovo fronte di scontro tra le due aviolinee.

Ryanair apre ad Alitalia proponendo una collaborazione sull’aeroporto di Fiumicino. Ma l’ex compagnia di bandiera risponde «no grazie». Un botta e risposta che apre così un nuovo fronte di scontro tra le due aviolinee che negli ultimi anni si sono contese il primato dei passeggeri in Italia.

A scatenare la polemica è stata la compagnia low cost, che oggi ha annunciato una nuova strategia sul mercato domestico, con nuove rotte e nuovi voli. E ne ha approfittato per lanciare la propria offerta ad Alitalia.

Il ceo Micheal ÒLeary ha scritto una lettera e telefonato alla compagnia italiana offrendo una collaborazione su Fiumicino per servire le partenze a lungo raggio di Alitalia. Nello scalo romano, infatti, la low cost lancia dal 18 dicembre una nuova base, che opererà diversi voli giornalieri per le nuovi basi a Catania, Palermo e Lamezia e collegamenti per Bruxelles e Barcellona per un totale di 224 voli a settimana e 1,7 milioni di passeggeri l’anno.

«Crediamo che i nuovi voli domestici di Ryanair a tariffe basse per Fiumicino possano assistere in modo significativo Alitalia durante la ristrutturazione che è necessaria per recuperare la sua profittabilità e assicurare un futuro al maggior numero possibile di dipendenti Alitalia», ha detto il deputy ceo di Ryanair, Michael Cawley. Alitalia, da parte sua, ringrazia ma declina l’offerta, ricordando di avere già una propria strategia, un Piano Industriale e una flotta che consentono di alimentare i collegamenti internazionali e intercontinentali in partenza da Fiumicino.

La compagnia fa inoltre notare che i prezzi annunciati dalla low cost sulle nuove tratte sono «in linea» con quelli di Alitalia, che però, in più, offre al cliente «un servizio completamente diverso e di maggior valore». E, con un pizzico di polemica, fa anche notare come «in tutti i Paesi avanzati, nei principali hub si evita la convivenza fra l’hub carrier e i vettori low cost».

Su questo insorgono anche i sindacati, con la Filt Cgil che si scaglia contro la società di gestione dell’aeroporto di Fiumicino, Adr, perché si accorda con una compagnia che «opera in evasione totale delle leggi italiane e che continua a fruire di finanziamenti illeciti di danaro pubblico».

Intanto mercoledì a mezzanotte scade il termine per aderire all’aumento di capitale. L’ultima comunicazione ufficiale parla di una cifra di 136 milioni, di cui 71 milioni dai soci (Intesa SanPaolo, Atlantia, Immsi e Maccagnani) e altri 65 milioni versati da Intesa SanPaolo e Unicredit a valere sul loro impegno di 100 milioni. A queste dovrebbe essersi aggiunta anche l’adesione di Pirelli (1,8%). La soglia fissata per considerare valida l’operazione è però di 240 milioni. Sull’operazione trapela comunque un certo ottimismo.

È fiducioso l’ad di Poste Massimo Sarmi, che oggi ha confermato che l’azienda entrerà nel capitale di Alitalia solo se l’aumento riservato ai soci arriverà «ad almeno 225 milioni di euro»: «ho fiducia che si raggiunga - ha detto -: mi risulta che ci sia il presupposto perché l’aumento venga sottoscritto in termini numerici». Sarmi ha anche precisato che Poste limiterà il proprio impegno negli annunciati 75 milioni di euro, «perché di più in questo momento non ha senso». Sarmi, infine, non esclude che Air France, che ha deciso di non aderire all’aumento, possa tornare in pista: «resteranno azionisti di minoranza, non si sfileranno e non escludo possano riproporsi con interesse in questa iniziativa».

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