Sgarbi sulla nuova «Carrara»
«Che sia come una casa»

«A naso tendo a essere sospettoso», per via «degli allestimenti frigidi e delle idee di museo molto infermieristiche» che oggi numerosi architetti rivelano nei progetti di allestimento museale. Vittorio Sgarbi attende di vedere l’Accademia Carrara per poter meglio valutare, nei fatti, le scelte compiute.

«A naso tendo a essere sospettoso», per via «degli allestimenti frigidi e delle idee di museo molto infermieristiche» che oggi numerosi architetti rivelano nei progetti di allestimento museale. Vittorio Sgarbi attende di vedere l’Accademia Carrara per poter meglio valutare, nei fatti, le scelte compiute. Per lui molto dipende dal colore dei muri, dai modi in cui i quadri sono disposti, appesi e illuminati, dai pannelli, anche dai dettagli.

«Io immagino che una quadreria che ha provenienza privata mantenga l’aspetto di una casa – premette lo storico dell’arte –. Come un’abitazione adiacente alla Carrara che ho visitato e che contiene quadri allestiti in modo umanamente riconoscibile nell’ambiente di un palazzo. Anche le sculture donate da Zeri costituiscono una collezione della Carrara e andrebbero allestite come nella casa di Zeri. Il criterio espositivo (storico-geografico con sale tematiche, ndr) mi pare condivisibile: un ordinamento storiografico è sicuramente corretto».

In merito alla presenza e alla funzione dei testi in un museo - in questo caso previsti, come spunti più che come spiegazioni, su pannelli e sui basamenti delle didascalie - egli ritiene che «dove devono esserci bastino i nomi degli autori e qualche indicazione generale» e che «sia meglio che non ci siano testi da leggere su pannelli».

Vale la pena di approfondire gli aspetti tecnici di questo progetto, propri della museologia, il cui insegnamento è stato introdotto in Italia dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti. Rolando Bellini è stato suo assistente, nonché ispettore della Soprintendenza e fondatore e direttore di musei, e insegna anche Museologia contemporanea all’Accademia milanese di Brera. «In attesa di un riscontro reale, le scelte sembrano più positive che negative – rileva il critico d’arte –. I criteri del progetto sembrano corrispondere all’avanzamento museografico in essere, che tende alla tutela e valorizzazione di un patrimonio pubblico e a una migliore leggibilità dell’opera».

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 20 febbraio

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