Svizzera, stop all’immigrazione
Petteni: è una buona notizia

A maggioranza risicatissima - circa 19.000 voti su quasi tre milioni- gli svizzeri (hanno votato circa il 50% degli aventi diritto) hanno approvato l’iniziativa del partito di destra Udc contro l’immigrazione di massa. La Svizzera ha dunque detto sì a una norma che ponga un tetto all’immigrazione degli stranieri.

A maggioranza risicatissima - circa 19.000 voti su quasi tre milioni- gli svizzeri (hanno votato circa il 50% degli aventi diritto) hanno approvato l’iniziativa del partito di destra Udc contro l’immigrazione di massa.

Contro le previsioni della vigilia, la Svizzera ha dunque detto sì a una norma che ponga un tetto all’immigrazione degli stranieri.

Approvazione ben più marcata in Ticino, dove solo il 31,83% dei votanti hanno bocciato l’iniziativa.

A livello nazionale, se da un lato la maggioranza dei cantoni è stata netta 14 a 8, la maggioranza dei voti è stata risicata. A favore hanno votato 1.463.954 elvetici, contro 1.444.438. Decisamente a favore i cantoni del sud est, contrari quelli francesi e romandi.

Voto positivo, invece, al decreto federale legato al finanziamento e all’ampliamento delle infrastrutture ferroviarie (FAIF), con il 71,76% di “sì” (e il 28,24% di “no”). Di contro ancora, l’iniziativa per stralciare i costi dell’aborto dall’assicurazione malattia di base crolla sotto un 67,27% di voti contrari (con il 32,71% di “sì”).

La partecipazione al voto,in Ticino, è stata di oltre il 57%.

L’Unione europea ha commentato l’esito del voto sul limite degli stranieri in Svizzera con una nota secca in cui esprime “rammarico” per il fatto che “un’iniziativa per l’introduzione di limiti quantitativi all’immigrazione sia stata approvata”.

“Questo - si legge nella nota - va contro il principio della libera circolazione delle persone tra l’Ue e la Svizzera. La commissione europea esaminerà le implicazioni del referendum sul complesso delle relazioni con la Svizzera”. Le preoccupazione non detta, però, è che il voto elvetico si inserisce in una corrente di nazionalismo che, alimentata dalla crisi, attraversa tutta l’Europa e l’Unione e in alcuni paesi è diventata il cavallo di battaglia di movimenti dell’ultradestra e xenofobi.

Critico anche il commento di Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo: “I trattati devono essere rispettati - scrive Schulz su Twitter - . La Svizzera trae vantaggi dal mercato internazionale, la libertà di movimento è cruciale. Le reazioni nazionali devono essere pacate”.

“Chiederò a Letta, con urgenza, una zona franca in Lombardia in cui la tassazione delle attività produttive sia allineata a quella della Svizzera”. Così il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, in un’intervista al Corriere della Sera dopo il referendum sull’immigrazione nella Confederazione elvetica. »Nelle zone di confine esistono sempre alcuni problemi che dipendono dalla diversità dei due sistemi. Per questo, voglio chiedere a Letta l’istituzione di una fascia di confine, come già avviene per i prezzi dei carburanti, in cui la tassazione sia allineata a quella Svizzera”, spiega. Ma a preoccupare di più Maroni è la questione aperta sui ’ristornì, la quota delle tasse pagate dai lavoratori frontalieri che tornano ai comuni italiani di confine: “Non vorrei che Saccomanni, per avere qualche concessione sullo scambio dei dati riguardo ai depositi bancari in Svizzera, consentisse la revisione del trattato sui ristorni che in ottobre compirà quarant’anni”. Per il presidente leghista della Lombardia “se questo accadesse, sarebbe un grave problema per i Comuni lombardi i cui residenti pagano le tasse in Svizzera ma godono delle prestazioni pubbliche e di welfare italiane”. A riguardo, aggiunge: “Da quanto mi risulta, Letta dovrebbe essere a Milano domani, e gli chiederò un incontro urgente”.

Quanto alla proposta avanzata dal segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha chiesto un referendum analogo a quello della Svizzera anche in Italia, Maroni afferma:”Io sono sempre favorevole a dare voce al popolo”.

CISL LOMBARDIA

“Il risultato del referendum della Svizzera è una buona notizia. Obbliga tutti a riconoscere che non siamo un Paese normale e impone di affrontare questioni che noi da tempo poniamo, senza essere ascoltati: i problemi dei lavoratori frontalieri, la fuga delle imprese italiane all’estero, in particolare in Ticino”.

Così Gigi Petteni, segretario generale della Cisl Lombardia, commentando l’esito della consultazione referendaria elvetica sul tetto all’immigrazione dei lavoratori anche comunitari. “Questa vicenda ci insegna che la ricerca di scorciatoie causa solo danni – afferma Petteni -. Certo, però, la Svizzera deve risolvere le sue pesanti contraddizioni: vuole la circolazione delle merci, la circolazione dei capitali, ma non la circolazione delle persone?”

“Finalmente – aggiunge – è arrivato il momento di rivedere i patti con la confederazione elvetica sul lavoro, non solo sui capitali finanziari”. Quanto al risultato del Canton Ticino, secondo Petteni è la conferma “che i nostri lavoratori italiani sono i migliori. La netta vittoria dei sì è la dimostrazione della frustrazione dei lavoratori svizzeri”. In conclusione, il segretario generale della Cisl Lombardia rilancia la necessità di affrontare il campanello d’allarme dell’esito del referendum “senza drammi inutili”. “Non serve a nulla darci colpe gli uni con gli altri – afferma Petteni – Dobbiamo certo leggerci e rileggerci, riflettere, ma soprattutto occorre affrontare i problemi in modo concreto e compiere delle scelte. Dobbiamo creare tutte le condizioni perché più nessuna nostra azienda si sposti dal nostro territorio e fare di tutto per attrarle qui”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA