Marcegaglia risponde al premier
«Teniamo noi in piedi il Paese»

«Vogliamo essere attori del cambiamento di tutto il Paese». La leader di Confindustria Emma Marcegaglia, che ha affrontato le Assise generali di Bergamo con «il coraggio di rimettersi in discussione», incassa dalla base «un mandato pieno» ad andare avanti.

«Vogliamo essere attori del cambiamento di tutto il Paese». La leader di Confindustria Emma Marcegaglia, che ha affrontato le Assise generali di Bergamo con «il coraggio di rimettersi in discussione», incassa dalla base «un mandato pieno» ad andare avanti.

Rilancia così le «poche cose ma chiare e da fare presto» che gli industriali chiedono al governo. «Non sussidi, non incentivi, non aiuti». E al premier Silvio Berlusconi, che alle imprese ha detto di non chiedere solo ma di fare qualcosa, ribatte: «Lo facciamo tutti i giorni. Perchè noi lo teniamo in piedi questo Paese. Contribuiamo per il 70% della crescita del Pil».

Le assise di Bergamo segnano un cambiamento nel rapporto Confindustria-politica? «In parte sì», dice la presidente degli industriali. Gli imprenditori sono pronti «anche a fare di più». Anzi, «il feeling degli imprenditori è: ora facciamo più cose da soli. Perche le cose non arrivano o sono insufficienti».

Così Confindustria rilancia l'agenda delle priorità. «Da mesi diciamo che il Paese deve ritornare a crescere». Le «poche cose» chieste al Governo partono dalla riforma fiscale, per alleggerire lavoratori e imprese, «anche a pressione fiscale invariata». E «l'Irap deve sparire». Perché le imprese concorrenti in Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, pagano «dal 20 al 50% di tasse in meno».

Poi avanti con le semplificazioni: sono stati fatti «primi passi», ora «avanti». Bisogna aprire il cantiere delle liberalizzazioni, un fronte sul quale non sono stati fatti passi avanti ma «passi indietro», e «capire qual è l'impegno sulla ricerca».

Tra le proposte concrete per tagliare i costi e avere più efficienza c'è la privatizzazione dell'Ice, l'istituto per il sostegno al commercio estero: Confindustria si candida a partecipare, eventualmente in una cordata con le banche.

Da Bergamo la leader degli industriali difende «il sacrosanto diritto di criticare tutto ciò che è giusto criticare». Denuncia «la rabbia di tanti imprenditori». Ribadisce «l'indipendenza dalla politica: gli industriali non sono più vicini o più lontani dal governo, sdraiati sul governo o contro il governo». «Sono anni che chiediamo le stesse riforme. Sono anni che ripetiamo le stesse cose».

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