Bianchi Vending di Zingonia:
i lavoratori entrano in sciopero

Un nuovo sciopero ha bloccato mercoledì 8 giugno lo stabilimento della Bianchi Vending di Zingonia, azienda metalmeccanica che occupa circa 200 dipendenti (più alcuni interinali) dove è in corso un complicato confronto per il rinnovo dell'integrativo.

Un nuovo sciopero ha bloccato mercoledì 8 giugno lo stabilimento della Bianchi Vending di Zingonia, azienda metalmeccanica che occupa circa 200 dipendenti (più alcuni interinali) dove è in corso un complicato confronto per il rinnovo dell'integrativo.

Dalle 15.30 alle 16.30 - spiega la Cgil - i lavoratori hanno incrociato le braccia per sostenere la propria piattaforma di richieste presentata, ormai, da oltre otto mesi, malgrado una trattativa seria sia cominciata solo alla fine di febbraio, dopo il delicato accordo fra azienda e alcuni istituti di credito per mettere al sicuro le casse della Bianchi.

L'ultimo incontro nella trattativa per il rinnovo dell'integrativo si è svolto lunedì scorso, 6 giugno. «Si è concluso, ancora una volta, con un nulla di fatto - spiega Claudio Ravasio della FIOM-CGIL di Bergamo -.  Siamo ancora lontani da un accordo sulla parte economica, tant'è vero che questa mattina i lavoratori riuniti in assemblea hanno rifiutato la più recente proposta aziendale ritenendola modesta sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo».

«Oltre a non avvicinarsi all'ultima nostra richiesta, frutto di una mediazione già svolta, la controproposta della Bianchi non garantirebbe ai lavoratori di ottenere parte del premio in maniera consolidata, a prescindere dal risultato aziendale raggiunto anno dopo anno. La mobilitazione di questo pomeriggio, che ha visto un'adesione altissima, pari a circa il 90% degli operai, è stata decisa proprio questa mattina in assemblea, insieme ad altre che si svolgeranno nei prossimi giorni. La buona riuscita di oggi manda un forte segnale all'azienda: i lavoratori ancora una volta chiedono che essa cambi direzione e faccia un passo per andare incontro alle loro legittime richieste».

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