Casaro d'oro è femmina
La Monaci vince a Branzi

Una fiera dai grandi numeri quella di San Matteo a Branzi: sono stati almeno diecimila i visitatori nella tre giorni della rassegna con un vero e proprio boom di presenze. La targa per il «Casaro d'oro» è andata a Francesca Monaci, 27 anni, di Branzi.

Una fiera dai grandi numeri quella di San Matteo a Branzi: sono stati almeno diecimila i visitatori nella tre giorni della rassegna con un vero e proprio boom di presenze in occasione delle premiazioni dei concorsi. La targa per il «Casaro d'oro», riservato ai produttori di Formai de Mut d'alpeggio di questa stagione, è andata a Francesca Monaci, 27 anni, di Branzi, dottoressa in Veterinaria e Agraria (con alpeggio nella zona del rifugio Fratelli Calvi), ex enfant prodige del settore e attuale presidente del Consorzio di tutela Formai de mut dop. Le piazze d'onore sono andate a Roberto Cattaneo di Isola di Fondra e Alfio Cattaneo di Branzi. «Questo è un premio per tutti i produttori – ha detto Francesca Monaci -: un modo per valorizzare il confronto e il lavoro di tutti, non per fare raffronti».

A premiarla il presidente della Fiera San Matteo Francesco Maroni e Daniele Bassi, rappresentante dell'Onaf (Organizzazione nazionale assaggiatori di formaggi) che ha curato il concorso. Francesca Monaci, aiutata in alpeggio nella lavorazione del formaggio dalla cugina Carmen, 19 anni, è erede di un'arte iniziata un secolo fa dal nonno Ludovico. Con il papà Sebastiano vive in baita tre mesi ogni estate all'alpeggio Mersa Ca' Bianca: da metà giugno a inizio luglio al Lago del Prato, poi le mucche, una settantina di capi, vanno spostate nella zona di Fregabolgia, a 1.900 metri. E qui rimangono fino all'inizio di agosto, quando raggiungono poi la zona del rifugio Calvi, dove c'è altra erba matura per le mucche. A settembre la discesa, che riporta la mandria nello stallone di Branzi. Per la stagionatura del formaggio serviranno 45 giorni, poi le forme saranno portate a valle e vendute nel negozio della Gardata.

Quest'anno i visitatori sono stati attratti anche dalla presenza dei sei «Formaggi principi delle Orobie», l'alleanza che riunisce sotto lo stesso marchio Branzi Ftb, Formai de Mut, Bitto Storico, Strachitunt Valtaleggio, Agrì di Valtorta e Stracchino all'antica delle Valli Orobiche. Preso d'assalto il piccolo stand del Bitto Storico, il formaggio più pagato al mondo, prodotto su entrambi i versanti delle Orobie, quello valtellinese e quello brembano (con un alpeggio anche sul Lecchese). Un'alleanza apprezzata dall'assessore regionale all'Agricoltura Giulio De Capitani, secondo cui «questa è la giusta strada per far conoscere di più l'eccellenza dei nostri prodotti, per dare loro maggiore visibilità e combattere i simil Taleggio o i simil Branzi». «La montagna è sede dell'eccellenza casearia – ha aggiunto Lorenzo Berlendis di Slowfood Lombardia, in rappresentanza anche dei presidi Agrì, Bitto Storico e Stracchino all'antica – e questo patto sta a indicare che un'altra agricoltura, diversa da quella globalizzata, è possibile. Un'agricoltura d'eccellenza che sa autosostenersi». Come ha dimostrato l'asta del Bitto storico alla fiera internazionale Cheese di Bra: tre forme vendute a 6.000 euro (devoluti in beneficenza) e il formaggio del 2007 venduto a 75 euro al chilo.

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