«Non è latte quello fatto con la soia»
Dall’Europa paletti sulle denominazioni

Secondo il pronunciamento, la denominazione deve essere ricondotta solo al prodotto di origine animale.

Addio al binomio «latte-di- soia»: la denominazione latte, d’ora in avanti, sarà sempre e solo legata riferibile a quello di origine animale. Lo stabilisce una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che è destinata a fare storia e potrebbe scatenare molte polemiche. Eppure, secondo le organizzazioni agricole, il pronunciamento Ue va verso una chiarificazione fondamentale proprio a beneficio di chi produce e di chi acquista.

«Noi ci siamo sempre battuti per eliminare denominazioni ingannevoli e per norme di etichettatura semplici e chiare - spiega Ernesto Gusmini, responsabile del comparto latte di Confagricoltura Bergamo -: il verdetto europeo va proprio in questa direzione e sgombra il campo una volta per tutte su cosa sia veramente il latte. Sia chiaro: non è in atto nessuna guerra contro i prodotti a base di soia che si stanno diffondendo anche nella nostra provincia, ma sicuramente un nuovo passo avanti verso la trasparenza nei confronti dei consumatori, bombardati da messaggi che creano spesso confusione». Nella sentenza infatti, la Corte Ue rileva che la denominazione «latte» va riferita unicamente al latte di origine animale. La querelle era nata da un’azione legale promossa dall’associazione tedesca di tutela della concorrenza Verband Sozialer Wettbewerb contro una società tedesca, la TofuTwon, che produce e distribuisce alimenti vegetariani e vegani con nomi di cibi non vegetali.

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