Russia e Ucraina: le incognite export oltre i 200 milioni

I dati Valgono 256 milioni le vendite delle imprese bergamasche nei due Paesi. Giambellini: «In futuro più investimenti in Europa».

Quella all’orizzonte sembra essere la «tempesta perfetta» . Dopo due anni di emergenza Covid, la spinta di ripresa è trattenuta dal rincaro dei prezzi delle materie prime seguito dai prezzi dell’energia alle stelle. Ad aggiungere preoccupazione arriva il conflitto in Ucraina che, come spiega il presidente di Confartigianato Bergamo, Giacinto Giambellini : « Forse adesso non sta pesando molto nel lavoro degli imprenditori, ma l’onda lunga arriverà ».

L’Osservatorio sulle micro e piccole imprese di Confartigianato Lombardia, infatti, ha provato a quantificare il peso della situazione. Il complesso delle esportazioni lombarde verso Ucraina e Russia negli ultimi 12 mesi ammonta a 2 miliardi e 614 milioni di euro, con una grande prevalenza, l’81%, del mercato russo. Le importazioni valgono un miliardo e 623 milioni con un saldo positivo finale che vale per 991 milioni. La Bergamasca in Ucraina esporta merce e servizi per 41 milioni di euro e ne importa per 10 milioni.

« Forse adesso non sta pesando molto nel lavoro degli imprenditori, ma l’onda lunga arriverà »

Verso la Russia, invece, parte un valore di export pari a 215 milioni di euro, mentre le importazioni valgono 38 milioni. Il saldo finale dell’esposizione per le aziende bergamasche è quindi di 208 milioni di euro, con esportazioni complessive che toccano per i due Paesi i 256 milioni su cui ora si erge un grande punto interrogativo. « Significa che si prospetta un altro problema di solidità per le aziende - commenta Giambellini, - anche adesso che la Russia potrebbe essere esclusa dallo swift» . «Il rischio - si legge nell’Osservatorio di Confartigianato - è che a livello lombardo si ripeta quanto già avvenuto in Russia dove, dal quarto trimestre 2020 al terzo trimestre 2021, abbiamo venduto prodotti per 2.121 milioni di euro, con una crescita nei primi 9 mesi 2021 del 17% rispetto al 2020, ma ancora inferiore dell’1,4% rispetto ai livelli pre-pandemia 2019».

Macchinari, Lombardia esposta

Tra i prodotti lombardi più apprezzati a Mosca ci sono macchinari e apparecchiature . Nel 2021 ne abbiamo esportati per 527 milioni (pari al 33,1% del made in Lombardia in Russia). Seguono i prodotti chimici per 237 milioni di euro (14,8%) e l’abbigliamento per 182 milioni (11,4%). Per i primi due, macchinari e prodotti chimici, si osserva un’esposizione maggiore delle Lombardia rispetto al totale italiano poiché per la nostra regione l’ammontare dell’export di questi due beni rappresentano il 48% delle vendite realizzate verso la Russia, mentre la media nazionale è del 37,9%.

Nei settori dove c’è una maggiore presenza di micro e piccole imprese, ovvero alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture come gioielli e occhialeria, si concentra quasi un terzo (30%) del made in Lombardia in Russia, pari a 627 milioni negli ultimi 12 mesi. Seppur negli ultimi anni alcuni settori, come i mobili e l’alimentare, hanno ridimensionato gli invii verso il colosso russo, tra le 10 province italiane che contribuiscono maggiormente all’export di questi prodotti verso il mercato in esame ce ne sono tre lombarde: Brescia e Milano in seconda e terza posizione e Monza in quinta . A pesare è stato otto anni fa il conflitto in Crimea che ha fatto scendere il mercato russo di diversi livelli di importanza per l’export lombardo , pesando specie sul crollo export di altre tre provincie lombarde: Mantova, Varese e Como.

«Bergamo in questa fase sembra essere esposta meno di altre province, ma i rischi esistono»

Bergamo in questa fase sembra essere esposta meno di altre province, ma i rischi esistono e occorre decidere in fretta come salvaguardare la propria impresa . «La soluzione migliore per tutti, anche per il futuro, sia che l’Europa potenzi il proprio mercato interno - commenta Giambellini -: pensiamo sempre all’export extracomunitario, ma con regole condivise e di protezione dei marchi il mercato europeo è quello più stabile e permette alle imprese di poter fare previsioni più chiare e investimenti».

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