Tessile, firmato il nuovo contratto
9 mila gli addetti in Bergamasca

«È sempre positivo rinnovare un contratto nazionale: soprattutto per un settore, il tessile italiano, che soffre più di altri comparti i morsi della crisi». Parla Raffaele Salvatoni, segretario generale Femca Cisl. Gli addetti in Bergamasca sono 9 mila: tutti col fiato sospeso.

«È sempre positivo rinnovare un contratto nazionale. Acquista maggior valore se lo si fa in un momento come questo e per un settore, il tessile italiano, che soffre più di altri comparti i morsi della crisi».

Raffaele Salvatoni, segretario generale FEMCA CISL di Bergamo, è da poco tornato dalla maratona contrattuale che ha tenuto attorno al tavolo della trattativa per quattro giorni tutte le parti interessate.

“Da ogni componente delle delegazioni, soprattutto da parte padronale, emergeva chiara la tentazione di soprassedere, dal momento che la situazione del settore non permette alcun volo ottimistico, anzi. Nuove concorrenze stanno spuntando: la Slovenia, a esempio, negli ultimi anni ha saputo dare molto fastidio al tessile italiano, grazie anche ai particolari sgravi che lo Stato concede alle aziende che investono. Da noi, oggi, questo non è possibile”.

Il tessile, comunque, è riuscito dove altri settore “ricchi” faticano: il “gas acqua” e il “gomma plastica” attendono il rinnovo da 12 mesi ( e stamattina lo stesso Salvatoni era in presidio con la “gomma” proprio per protestare contro lo stop alle trattative). Qui, invece, dopo “soli” 9 mesi, “abbiamo firmato un accordo che comunque salva il potere d’acquisto dei lavoratori; rafforza il secondo livello di contrattazione con cifre interessanti e argomenti coinvolgenti anche per le aziende; concede l’Una Tantum per recuperare i mesi persi e garantisce una quota di stabilizzazione del 70% per gli apprendisti. Niente male per un periodo come quello che stiamo vivendo, e soprattutto perché, pur senza grandi stravolgimenti, il CCNL accoglie molte delle richieste sindacali”.

Questa “euforia contenuta”, comunque, cozza con la situazione bergamasca. “I circa 9000 addetti che ancora occupa il comparto vivono sempre con il fiato sospeso: le aziende, sempre sul filo del rasoio, devono continuamente prestare una maniacale attenzione ai costi fissi, condizione assolutamente inevitabile se si vuole proseguire, anche se su livelli assolutamente lontani dai tempi d’oro. Non può esserci ottimismo – conclude Salvatoni – senza una ripresa forte dei consumi, e questa ci sembra ben lontana dall’avverarsi”

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