Giovani, rispettate
il tempo e voi stessi

La prima cosa da dire a un laureato, soprattutto se dottore di ricerca, è: congratulazioni. Vi siete guadagnati il biglietto d’ingresso a un futuro professionale. Ma non siete i soli a meritare un riconoscimento. Bisogna congratularsi anche con chi vi ha a cuore e ha badato ai vostri interessi in questi anni di sforzi: genitori, parenti, mogli, mariti, persone importanti per voi. In realtà bisogna congratularsi con tutti coloro che vi hanno sopportato quando, sotto stress siete stati forse un poco troppo umani.

Ora eccovi qua, e ancora loro sono qui a darvi supporto, o forse a controllare che alla fine vi stiate laureando davvero. Chi esce oggi da una buona università entra nel più ampio mondo del lavoro in un momento difficile ma estremamente interessante della storia umana. Probabilmente andando avanti nella vita a volte sentirete che la maledizione cinese: - «Che tu possa vivere in tempi interessanti» - vi riguarda da vicino. Da cent’anni l’umanità è in una rivoluzione continua inesorabile e spesso accelerata. Non si vede una fine chiara, ma è chiaro che intanto c’è un prezzo da pagare. I vostri genitori e nonni hanno sperimentato enormi cambiamenti, io sono nato durante la Seconda guerra mondiale. Adesso sul pianeta ci sono più di due volte e mezzo le persone che c’erano allora.

La mia generazione ha visto il sorgere dei viaggi aerei di massa, lo sviluppo delle statine e dei farmaci per la pressione che allungano tante vite, ha visto migliorare le terapie anticancro, i trapianti d’organo, l’arrivo dei pc e di internet e pochissimo tempo fa l’intrusione di tablet e smartphone e la connettività senza precedenti dei social media. Basati sull’iniziativa privata, scienza, tecnologia e ingegneria, questi progressi hanno avuto conseguenze sociali immense su come lavoriamo, comunichiamo, pensiamo e ci informiamo. Ci vorrà un po’ prima che comprendiamo realmente quello che è successo. (...)

Il tempo è tutto. Mi hanno detto che Bergamo è una città molto cattolica. Non so a voi, ma a noi anglicani viene ricordato: «All’uomo nato di donna è data una vita breve». E ovviamente, nella nostra era di pari opportunità, anche le donne sono soggette agli stessi limiti temporali! Perciò conta molto quel che facciamo del poco tempo che abbiamo. Pensate al test della sedia a dondolo. Immaginatevi vecchi, seduti su una sedia a dondolo su un terrazzo lombardo a chiedervi cosa ho fatto della mia vita? Come ho usato le mie abilità e come ho sfruttato le occasioni che mi si sono aperte? Posso, come viaggiatore di lungo corso della vita, darvi un consiglio? Non sarà originale. È quello che Shakespeare fa dare dal non sempre sveglissimo Polonio al figlio Laerte: «Soprattutto, sii sincero con te stesso». Giusto, dobbiamo essere sinceri con noi stessi e affrontare con onestà chi e cosa siamo.

Il poeta Ezra Pound estende il concetto : «Sii padrone di te stesso, allora gli altri potranno sopportarti». Chiedetevi: se ci importa solo di noi, se non facciamo alcuno sforzo per gli altri e in nessun senso lavoriamo per il bene generale, allora che valore abbiamo? Siamo davvero umani se l’interesse personale è la nostra unica prospettiva? Ci aiuta sapere qualcosa su chi siamo. Ce lo dice la biologia. Ho seguito a BergamoScienza la conferenza dello psichiatra Martin Brune che ha sottolineato come, rispetto alla massa corporea, il nostro cervello sia tre volte più grande dei nostri parenti più prossimi viventi, scimpanzè e bonobi. Abbiamo ammazzato quelli a noi più vicini, come l’Homo Neanderthalis, millenni fa. Gli umani sono la sola specie che ha eliminato i parenti prossimi, e ora stiamo accelerando l’estinzione di scimpanzé e orangutang. (...)

Martin Brune ha continuato descrivendo esperimenti con test comportamentali e risonanza magnetica che ci mostrano come gran parte del nostro cervellone è occupato a facilitare la capacità di socializzare, aumentare la nostra abilità di leggere altri esseri umani. Questo ci permette di lavorare in gruppi. Questi pattern sono stabiliti entro i due anni. (...)

Che cosa impariamo da tutto questo? Soprattutto che l’evoluzione ha favorito l’emergere dei tratti che permettono all’essere umano di lavorare tutti insieme, di co-operare. La verità della biologia è l’esatto contrario dell’egoismo individuale e dell’idea che l’avidità sia un bene, manifesto ideologico preferito dagli ultraliberali dell’estrema destra e dai neocon che, mentre lavorano strenuamente per rimpiazzare la democrazia con le oligarchie autoreferenziali, hanno un effetto tossico sul mondo contemporaneo! Questo deve essere fermato e i vostri sforzi e convinzioni, che scuoteranno e muoveranno in futuro la società, saranno di centrale importanza per correggere la rotta!

Naturalmente, dobbiamo perseguire le nostre ambizioni e costruirci una base solida sociale ed economica per la vita e, speriamo, per allevare e nutrire la prossima generazione. Ma noi diminuiamo la nostra dignità se perdiamo di vista il fatto che tutti e ciascuno siamo parte di una famiglia molto più grande, la famiglia umana globale. Certamente condividiamo il dovere di aver cura dei membri della nostra specie e, dato che siamo l’unica specie terrestre pensante e capace di innovazioni rapide e azione ragionata, anche di ogni altra forma di vita. Il «dovere di curare» è un concetto di base in medicina. Ma è anche un ideale importante per vivere una buona vita. Sia che il vostro modo di pensare sia strutturato da una religione rivelata o del tutto secolare, è ovvio che tutti abbiamo la responsabilità di mantenere la straordinaria diversità e bellezza della Creazione intorno a noi.

Puoi pensarla come creazione di Dio, come evoluzione darwiniana al lavoro o come una mediazione fra queste due linee di pensiero. In realtà non importa: quello che conta è che tu faccia quello che puoi per preservare questa verde terra e le meravigliose forme di vita che si aggrappano ad essa attraverso il tempo e lo spazio. Per esempio, ora è ovvio che non possiamo continuare a bruciare enormi quantità di carburanti fossili e continuare a pompare quantitativi anche maggiori di gas serra nell’atmosfera, se vogliamo un futuro luminoso per gli organismi viventi complessi, noi inclusi. È anche irrefutabile che non possiamo continuare indefinitamente a sfruttare le risorse non rinnovabili, contaminare gli oceani, impoverire la pesca, distruggere gli habitat della selvaggina, abbattere le foreste tropicali che eliminano gran parte della CO2 dall’atmosfera, e via così. Dobbiamo esercitare il dovere di cura! Alcune soluzioni verranno da ingegneri dotati di immaginazione e altre da scienziati ricercatori. Imprenditori e finanzieri motivati a soluzioni per uno sviluppo pulito, verde e sostenibile, sono assolutamente essenziali.

Abbiamo bisogno di economisti con idee innovative su come mantenere standard decenti di vita senza distruggere il mondo naturale e alla fine la civiltà umana. Abbiamo bisogno di sociologi, psicologi e individui creativi nei campi del design, dell’arte e della letteratura per influenzare il cambiamento culturale verso il consumo e ciò che consideriamo valore. Abbiamo bisogno di grandi comunicatori per diffondere, in una più vasta comunità, idee che promuovano la vita! Stasera e nei prossimi giorni festeggiate, andate a feste, ringraziate tutti quelli che vi hanno visto arrivare a questa felice conclusione.Ma poi pensate in termini di dovere di cura, fate che la vostra vita conti. Carpe diem.

Così il Premio Nobel per la Medicina Doherty ha salutato i neo-dottori dell’Università di Bergamo.

Bergamo, 5 ottobre 2015 @ProfPCDoherty

Traduzione di Susanna Pesenti

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