Il Tar in crociera

di Giorgio Gandola

In fondo c’è sempre un Tar. Tu puoi mettere in atto le rivoluzioni più complesse, puoi stare alzato la notte a pensare al geniale colpo di scena che cambia il corso della storia, puoi inventare il teletrasporto.

In fondo c’è sempre un Tar. Tu puoi mettere in atto le rivoluzioni più complesse, puoi stare alzato la notte a pensare al geniale colpo di scena che cambia il corso della storia, puoi inventare il teletrasporto. Ma alla fine, ciò che fa la differenza fra la teoria e la pratica non è la qualità personale, la tecnologìa, la squadra o la passione. È un Tar.

O meglio il tribunale amministrativo regionale che sentenzia sulla larghezza delle finestre di un appartamento vista lago, sul diritto di una squadra di calcio di giocare in serie A oppure no (accadde a Catania), sulle potenzialità di un aeroporto e, se fosse chiamato a farlo, anche sulla lunghezza delle forchette da pesce. Insomma su tutto. Ieri il Tar del Veneto ha accolto la richiesta di otto imprese portuali veneziane più il comitato Cruise Venice e ha deciso di sospendere fino all’udienza di merito (12 giugno) i limiti fissati dalla Capitaneria di porto che imponevano le riduzioni del 12,5% del traffico delle navi da crociera.

La vicenda è nota ed è molto dibattuta. Da un lato c’è la spettacolare (non si può negarlo) passerella dei bisonti del mare dentro la fragile cristalleria dei canali di Venezia, dall’altro la necessità sempre più pressante di regolamentare un flusso invasivo che mette a dura prova la tenuta di una città unica al mondo e rischia di compromettere l’ecosistema della laguna. La decisione del Tar è uno stop di fatto ai blocchi del governo nei confronti dei transatlantici in città. La partita è appena cominciata e promette d’essere molto combattuta. Mare in tempesta, fra un Tar e l’altro.

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