Colantuono: «Punto su Doni
e ora attendo un centravanti»

Finalmente Stefano Colantuono. Finalmente gli si può fare la domanda che Bergamo ha sul gozzo da tre anni: mister, ma dopo quello sgradevole addio, perché lei torna all'Atalanta?
«Ah. Cominciamo così?».

S'aspettava fiori?
«Magari non ortiche. Però, se comunque ne dobbiamo parlare... Vabbè, com'era la domanda?».

Ma dopo quello sgradevole addio, perché lei torna all'Atalanta?
«Perché sono molto legato a Bergamo. Questo non l'ho mai nascosto, neppure quando lavoravo altrove. E anche perché so che devo farmi parzialmente perdonare quel che è accaduto tre anni fa».

Questo è un passo avanti. Lei aveva appena rinnovato il contratto e improvvisamente ha chiesto di poter andare al Palermo. Perché?
«Guardi, la verità vera la sappiamo io, i Ruggeri, qualche dirigente che non c'è più. Quindi permettetemi di non tornare su quei fatti. Ognuno interpreti come vuole, io posso solo ribadirlo: so che devo farmi parzialmente perdonare».

L'altra parte di colpa?
«Mettiamoci una pietra sopra. Io posso solo aggiungere che mi aveva contattato anche Alessandro Ruggeri: se non avesse ceduto la società, sarei tornato anche con lui. E ai Ruggeri sarò sempre grato perché loro mi hanno portato in serie A. Chiaro?»

Ne prendiamo atto.
«Bravo. Adesso guardiamo avanti?».

Come no. Siamo sicuri che non le smantellano la squadra?
«Mi stupirei. Io lavoro sempre in accordo con la società, e i discorsi sono stati diversi. L'obiettivo è confermare il più possibile il gruppo, e questa la considero la prima garanzia. Conosco gran parte della squadra, so che ha valori precisi. Si tratterà di permettere a tutti di mostrarli».

Mister, bisogna vincere il campionato. Bisogna tornare subito in serie A.
«L'ho già sentita questa affermazione... Ma io credo che gli obiettivi non si debbano sbandierare: bisogna centrarli. Proveremo a farlo, il 9 luglio alzeremo l'interruttore e non lo abbasseremo più fino a inizio giugno. Non molleremo mai. E sa perché?»

Perché?
«Perché io ho un sogno: rivivere la grande festa di quattro anni fa, quella con il pullman scoperto, con tutta Bergamo in piazza».

Bisogna vincere il campionato. E bisognerà partire bene.
«Bisogna andare in serie A. E lasciatemi dire che nel campionato scorso con il Torino abbiamo vinto quattro delle prime cinque partite. Come all'Atalanta in B...».

Però lei non parte mai velocissimo, di solite le sue squadre preferiscono il girone di ritorno.
«La serie A si conquista nel ritorno, datemi retta. Con il Torino nel ritorno abbiamo fatto 41 punti in 21 gare, due a partita. Non è bastato per l'esonero...».

Già, lei ha pagato così quello sgarbo a Bergamo: in tre anni tre esoneri. È tornato per fare un campionato intero?
«Ci conto. Però fatemi spiegare quegli esoneri».

Prego.
«A Palermo Zamparini mi ha sostituito che ero sesto in classifica, la situazione è peggiorata, mi ha richiamato e la squadra ha cambiato passo. Quindi mi ha confermato, e lì abbiamo sbagliato entrambi. Infatti dopo una partita ad agosto mi ha esonerato. Praticamente sono stato fermo un anno. A Torino sono stato sostituito sesto in classifica e un mese dopo mi hanno richiamato con la squadra a due punti dai playout. Siamo arrivati nei playoff, abbiamo perso la finale. Con la mia media punti iniziale avremmo chiuso terzi e chissà come finiva, con la finale di ritorno in casa...».

Noi abbiamo una fortuna: come nel 2005 lei arriva dopo aver perso la finale dei playoff e trova un'Atalanta che deve risalire subito.
«Avanti, cominciamo. Squadra da confermare, per Guarente è arrivato Basha. Ora aspetto un centravanti, una prima punta di ruolo. Sarà fondamentale in serie B».

Ci dica di Basha.
«È un centrocampista che ha fisico, è ordinato, ha un bel tiro da fuori. Forse il miglior centrocampista dell'ultima serie B».

Ma non è un metronomo.
«Non cercavamo un regista vero, quando giochi a quattro per i due centrali il campo s'allarga parecchio, preferisco Migliaccio-Donati, non mi serve il Bernardini della situazione. Mi spiego?»

Perfettamente. Ci dica del centravanti.
«Questo gruppo ha nel Dna ormai da anni il 4-4-2 e le sue varianti. Non sarò certo io a cambiare. Preferisco adattarmi alle caratteristiche dei giocatori a disposizione, non chiederò mai a una squadra di snaturarsi per fare il mio calcio. Il mio calcio è quello più adatto al gruppo. In B, dove giocheremo tante partite con avversarie chiuse dietro, servirà un grimaldello. Una prima punta che giochi per la squadra».

Quindi 4-4-2?
«Sarà il punto di partenza, poi studieremo le possibili varianti. Penso al 4-2-3-1, quando necessario alla difesa a tre con quattro centrocampisti e un trequartista che aiuta le punte. Vedremo. Ma sia chiaro che nessuna modifica sarà calata dall'alto, prima ci confronteremo sempre nello spogliatoio. Perché nessuna squadra può proporre un calcio che non condivide».

Bisognerà anche giocare un calcio decente.
«Ci aspetta un campionato lunghissimo, nel quale non rifiati mai, con 42 partite da combattere. In B se arriva l'Atalanta tutti si difendono e ripartono sparati, perché si corre come matti, c'è pressing ovunque, poca tecnica e tante gambe. Quindi prepariamoci a giudicare la serie B, non Milito e Totti...».

Bisognerà anche valorizzare qualche giovane. E Colantuono...
«Per la verità con me hanno esordito Bergamelli, Manzoni, Tiboni, Cisse, Campisi, Filippini e Lombardo. E questo nonostante il filone dei Montolivo si fosse ormai esaurito e ci fossero obiettivi fondamentali: prima tornare subito in A, poi salvarsi il prima possibile. Abbiamo vinto il campionato di B e chiuso all'8° posto in A con 50 punti...».

I suoi punti fermi?
«Scommetto su Cristiano Doni. Sarà fondamentale, so che ci stupirà. Conosce il mio preparatore, lavoreremo benissimo. E in generale sono certezze tutti quelli che conosco e ho già allenato. Partendo da Bellini».

Anche Manfredini?
«Ma io non ho niente con Manfredini. L'ho allenato che era un terzino sinistro e non stava bene sul piano fisico. Del Neri ne ha fatto uno dei migliori difensori centrali in circolazione, non sarò certo io a negare l'evidenza. Mica sono scemo».

Le favorite per la A?
«Siena, Sassuolo, Torino, Reggina, Livorno, occhio al Novara, la solita sorpresa. Ma noi siamo l'Atalanta...».

Grazie mister.
«Fatemi dire della società. Lì ci siamo, ho già lavorato con Spagnolo, Fratus e Corti. E Zamagna ha le idee chiare. Poi ho conosciuto i Percassi. Beh, io credo di avere una mia carica, ma 'sto presidente è incredibile: m'ha accelerato...».
 Pietro Serina

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