Basket: senegalese bianco
a Treviglio per il no al razzismo

Alioune è in curva, nella domenica contro i razzisti. Facciamoli neri, ha chiesto Dino Meneghin al basket italiano. Treviglio ha preso il rimbalzo e lo ha messo in borsetta. È il fondo tinta di Rossella Prandina, l'addetta stampa della Comark, è la risposta al caso Wabara.

Alioune è in curva, nella domenica contro i razzisti. Facciamoli neri, ha chiesto Dino Meneghin al basket italiano. Treviglio ha preso il rimbalzo e lo ha messo in borsetta. È il fondo tinta di Rossella Prandina, l'addetta stampa della Comark, è la risposta al caso Wabara, l'azzurra d'origine nigeriana insultata da pseudo tifosi nei playoff di A1.

Treviglio vorrebbe dipingersi la faccia di nero ma col sudore c'è il rischio di sbiancarsi e così dalla faccia la palla è arrivata alle braccia e ora al PalaFacchetti, nel pre-partita con Osimo, il play Marino ha l'avambraccio tutto nero, i raccattapalle hanno segni «maori» sotto gli occhi e le Aquilotte della Scuola basket Treviglio Ororosa, nell'intervallo, volano a canestro con una stella o un cuore nero.

Tutti neri per farli neri, ma la Comark ha il jolly. È il sorriso di Alioune Fall, un ragazzone senegalese che suona la batteria della curva. Alioune è il leader dei Rangers Treì, i Rangers di Treviglio, si è dipinto la faccia di bianco e dice che «questa è un'iniziativa giusta, ma il razzismo non c'entra con lo sport». Poi torna alla batteria con un sorriso sfolgorante.

Treviglio ha appena suonato Osimo, Marino è il miglior assistman del campionato ma il suo pallone migliore è l'ultimo. «Ci vuole più educazione: bianchi, neri, gialli? Siamo tutti uomin». Due metri più in là, Alioune sorride. Lui gli imbecilli li ha fatti tutti bianchi.

Simone Pesce

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