L'Atalanta è andata in vacanza:
1 punto in 270', minimo stagionale

Un solo punto in tre partite. Per l'Atalanta è il punto più basso della stagione. Da agosto non era mai successo di conquistare un solo, misero punto in tre gare. L'ultima volta era capitato all'epilogo del campionato scorso, concluso con la retrocessione in B.

Un solo punto in tre partite. Per l'Atalanta questo è il punto più basso della stagione. Da agosto non era mai successo di conquistare un solo, misero punto in tre gare. L'ultima volta era capitato all'epilogo del campionato scorso: pari col Bologna, sconfitte a Napoli e in casa con il Palermo. Ma eravamo già in B.

Adesso, al contrario, siamo già in A, e un solo punto contro Empoli, Crotone e Livorno è una media davvero sconsolante. Dev'essere per questo motivo che sabato mattina, a Zingonia, nonostante i due giorni di libertà concessi alla squadra, c'era parecchio movimento.

Al centro Bortolotti si sono viste le auto del d.g. Roberto Spagnolo e quella del d.s. Lele Zamagna. E molto probabilmente c'era anche il fido Beppe Corti. Non risulta la presenza della famiglia Percassi, ma dopo la prestazione di venerdì sera è legittimo pensare che ora la proprietà aspetti segnali da dirigenti, allenatore e squadra.

A sentire radio-scarpa i dirigenti si sono già fatti sentire nell'immediato dopopartita, quando negli spogliatoi dei Livorno con il gruppo ha parlato il direttore generale Spagnolo. E a quanto pare il suo intervento prelude a provvedimenti che la squadra non gradirà, ma che sembrano inevitabili. Per esempio potrebbe tornare il ritiro anticipato di un giorno (dal giovedì, non dal venerdì) in vista della partita.

È lo stesso provvedimento adottato dalla società dopo la sconfitta interna con il Livorno dell'andata, che tra l'altro poi fruttò tre vittorie consecutive (Portogruaro, AlbinoLeffe e Cittadella, seguite da una quarta dopo la sosta di Natale, con il Grosseto). Ma di questo sapremo di più lunedì pomeriggio, dopo il primo allenamento della settimana e la prima conferenza stampa a Zingonia.

A proposito: visto com'è andata l'altra sera sarebbe sorprendente se lunedì la società facesse parlare un Pinco Pallino qualsiasi: qualcuno si dovrà prendere qualche responsabilità per quanto accaduto. Tra l'altro nella notte dopo la partita è capitato di incrociare in autogrill il pullman dell'Atalanta che tornava a Bergamo, e una considerazione con battuta è doveroso farla: a bordo c'erano mezza squadra e mezzo staff. Gli altri componenti il gruppo erano già tutti partiti per i due giorni di vacanza.

Beh, dato che si erano già presi anche il giorno della partita, auguriamoci che i giorni di libera uscita restino solo tre. Perché dopo il black out seguito alla vittoria decisiva di Modena a questo punto è ora di rimettersi a fare l'Atalanta. Per fortuna adesso abbiamo tre partite a Bergamo: di fronte alla nostra gente non si potrà certo ripetere Livorno. Tra l'altro contro avversarie evidentemente inferiori. E di parecchio. Non che il Livorno fosse il Barcellona, ma l'Atalanta non c'era.

Sì, a Livorno l'Atalanta non è andata: l'allenatore rispetto al solito per troppo tempo seduto in panca e la squadra incapace di reggere il confronto da qualsiasi punto di vista hanno chiuso il confronto prima ancora di aprirlo. Dopo dieci minuti di gioco (si fa per dire) in tribuna ci guardavamo in faccia chiedendoci: «Ma siamo su scherzi a parte?».

No, questa era davvero la partita che l'Atalanta avrebbe dovuto vincere per arrivare il più in fretta possibile alla promozione matematica in A. Invece la squadra questa partita non l'ha giocata, come confermano i numeri della gara, tutti a favore del Livorno: 2-1 i risultato, 1-0 nei legni, 6-2 le palle gol, 6-1 nei tiri in porta, 7-4 nei tiri fuori, 4-3 negli angoli, 7-0 nei fuorigioco. Pazzesco.

Talmente pazzesco che non si può trovare una ragione calcistica a una simile disfatta. Casomai si può dire - ormai è chiaro - che questa Atalanta quando non è al meglio dal punto di vista mentale o sul piano fisico, paga sempre dazio. E questo succede anche per la mancanza di un'organizzazione di gioco che sarebbe utile anche per limitare i danni nei momenti difficili.

Ora un'altra ovvietà: è chiaro che non sarà la bruttissima figura di Livorno a determinare le strategie della famiglia Percassi per la A. Perché dopo un campionato così lungo un black out ci poteva stare, prima della fine della stagione. Era nella logica delle cose. Ma se il black out dura tre partite allora hai staccato la spina.

Per questo è altrettanto chiaro che la società nel disegnare gli scenari futuri non potrà prescindere dalle ultime prestazioni. Perché queste ultime uscite, assommate a tante altre partite non brillantissime, peseranno in modo significativo al momento delle valutazioni. E anche se tutti quelli che vengono intervistati pare che sognino di restare a Bergamo a vita, è chiaro che a Bergamo non ci sarà posto per tutti.

La squadra della serie A potrà arrivare a 25-28 giocatori, ma non potrà certo averne 40. E - altro aspetto da non sottovalutare - la famiglia Percassi dovrà decidere la strada da seguire per costruire il futuro tenendo conto del progetto più volte illustrato che punta sul bel gioco e sulla valorizzazione del vivaio per garantire l'equilibrio del bilancio.

Pietro Serina

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