25 anni fa la notte di Lisbona
«Indimenticabile quel gol»

Sembra ieri ma è il 16 marzo 1988: Aldo Cantarutti scatta sul filo del fuorigioco, inseguendo il lancio di Nicolini. Ha tutta la metà campo davanti a sè, salta anche il portiere Damas e infila la palla nella porta vuota. Quel gol aprì all'Atalanta le porte della semifinale di Coppa delle Coppe.

Sembra ieri ma è il 16 marzo 1988: Aldo Cantarutti scatta sul filo del fuorigioco, inseguendo il lancio di Nicolini. Ha tutta la metà campo davanti a sè, salta anche il portiere Damas e infila la palla nella porta vuota. Quel gol del «Canta» aprì all'Atalanta le porte della semifinale di Coppa delle Coppe col Malines: dopo il 2-0 dell'andata, i portoghesi sull'1-0 speravano nel secondo gol che avrebbe portato ai supplementari, invece «Aldone» (il bomber alto quasi un metro e novanta), spinto da otto milioni di spettatori che tifavano Atalanta davanti alla tivù, fece impazzire di gioia il popolo nerazzurro.

Finì 1-1 a Lisbona, con l'Atalanta in semifinale di Coppa.

E il «gigante buono» cosa racconta? «Eh quel favoloso contropiede sembrava non finire mai. Sono soddisfazioni...», ricorda con la sua freddezza friulana, la stessa che quel giorno gli ha consentito di dribblare anche il portiere e depositare la palla in rete.

«Avevamo molte speranze dopo il 2-0 dell'andata, avevo fatto gol anche allora dopo il rigore di Nicolini. Poi al ritorno con quell'azione abbiamo messo il sigillo sulla semifinale». E chi ci avrebbe creduto? A un'Atalanta tra le prime quattro squadre d'Europa, unica italiana rimasta in gara nelle coppe eppure capace di entusiasmare milioni di telespettatori? Cantarutti non si stupisce... dello stupore: «Eravamo in B, avevamo altri traguardi davanti a noi eppure ci siamo trovati a un passo da un sogno, certo una grande sorpresa, non era cosa di tutti i giorni che una squadra del nostro livello riuscisse a conquistare una semifinale europea. Nello stesso tempo dovevamo pensare a non fallire l'obiettivo che ci stava più a cuore, cioè tornare subito in A e quindi non era facile essere al massimo al mercoledì e alla domenica. Allora non c'era il turnover, chi c'era giocava e non ci tiravamo indietro».

«Eravamo partiti per Lisbona in emergenza», continua Cantarutti, «ricordo che ci mancavano Garlini, Stromberg, Rossi, Gentile, Prandelli, però eravamo una buona squadra e avevamo sempre fatto una buona figura, come all'andata». Infatti, già l'Atalanta aveva messo le mani sulla qualificazione battendo lo Sporting 2-0 con Nicolini su rigore al 44' del primo tempo e il raddoppio di Cantarutti al 34' del secondo tempo. «Dello Sporting sapevamo poco», continua il bomber friulano, «non c'erano le tivù che ti spiegavano tutto, qualche nome come Oceano, Cascavel lo conoscevamo, però niente di più. Ma ci siamo anche resi conto che non eravamo meno degli altri e anche noi potevamo dire la nostra, per cui siamo andati a giocarcela, senza paura. Io goleador di coppa? Mah, sono partite normali, sai che devi affrontarle come le altre e ti ritrovi a far gol, solo che sei catapultato su un palcoscenico molto più grande e ti ritrovi a vivere un'emozione incredibile, al momento si parlava solo di noi, dell'Atalanta».

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