Agostini al traguardo dei 70 anni
«Il mio grazie va a mia madre»

«Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda» sosteneva Jim Morrison. Una regola che trova una secca smentita in Giacomo Agostini, leggenda vivente del motociclismo mondiale, giunto in splendida forma ai 70 anni.

«Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda» sosteneva Jim Morrison. Una regola che trova una secca smentita in Giacomo Agostini, leggenda vivente del motociclismo mondiale, giunto in splendida forma ai 70 anni. Il campione dei campioni, 15 i suoi titoli iridati (per dire, Valentino Rossi è «solo» a 9), li festeggia sabato e per l'occasione ci ha accolti nella sua abitazione di Bergamo. Una sorta di paese dei balocchi per gli appassionati delle due ruote, per la collezione di trofei, moto e memorabilia che vi trova alloggio.

Su L'Eco di Bergamo in edicola l'intervista ad Agostini.

Ecco un'anticipazione

Agostini, è al bivio. 35 anni in moto e 35 senza competizioni.
«Meglio i primi 35, ho pochi dubbi. Rifarei tutto e se fosse possibile riavere l'età per tornare a correre, accetterei anche se come contropartita mi lasciassero in mutande (senza soldi; ndr)».

Com'è la vigilia dei 70 anni?
«Mamma mia, da una parte mi fa un po' tristezza perché non mi sento di avere l'età che ho, nel senso che mi muovo ancora e ho la mentalità di quando avevo 40 anni. E da una parte sono felice quando penso a tanti che non ci sono arrivati».

La scelta che le ha cambiato la vita?
«Non c'è stata una svolta, è stato un progresso continuo, con l'età, per gradi: da piccolino ho cominciato ad amar le moto, poi ho iniziato a correre, sono diventato professionista, ho vinto i campionati italiani, poi i mondiali, ho fatto gare in auto, poi il team manager, mi sono sposato, poi ho avuto i figli».

A chi deve dire grazie?
«A mia madre che mi ha fatto con la passione delle due ruote».

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