Vertenza con il Bari per Masiello
Niente risarcimento, ma non è finita

Per usare una metafora calcistica, la vicenda si potrebbe riassumere così: il primo tempo è finito 1-0 per il Bari. Al centro lui, Andrea Masiello, dall'altro lato l'Atalanta e una sentenza che per ora fa storcere il naso a Zingonia.

Per usare una metafora calcistica, la vicenda si potrebbe riassumere così: il primo tempo è finito 1-0 per il Bari. Al centro lui, Andrea Masiello, dall'altro lato l'Atalanta e una sentenza che per ora fa storcere il naso a Zingonia.

Il perché è presto detto. L'Atalanta - è cosa nota - si è ritrovata con una patata bollente in casa: il terzino destro acquistato in comproprietà dal Bari nell'estate 2011 e rivelatosi un vero jolly in campo. Peccato che poi sia diventato uno dei protagonisti del calcioscommesse, per i fatti commessi ai tempi del Bari.

Per questo che l'Atalanta nei mesi scorsi ha provato a bloccare le conseguenze di quel contratto. Che prevedeva, lo ricordiamo, il passaggio del 50% di Masiello all'Atalanta in cambio di 2,5 milioni di euro e del cartellino di Marino Defendi.

Ma l'Atalanta ha potuto «sfruttare» le prestazioni calcistiche di Masiello solo per una manciata di mesi, ed è in forza di questo che ha presentato un ricorso alla Commissione delle vertenze economiche della Federcalcio, per chiedere che le venisse riconosciuto il risarcimento dei danni.

Va ricordato che al momento dell'esplosione dello scandalo del calcioscommesse l'Atalanta aveva saldato una delle tre rate previste dal contratto, mentre le altre due erano comunque garantite dalle fidejussioni bancarie.

Ecco il perché della richiesta di risarcimento. Sulla decisione della Commissione federale potrebbe aver pesato il fatto che il Bari, in riferimento ai fatti del calcioscommesse, ha sì patteggiato 5 punti di penalizzazione per responsabilità oggettiva, ma non ha avuto nessun dirigente coinvolto per responsabilità diretta.

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