Atalanta, serve più testa
Allenamenti a porte chiuse

La verità l'hanno detta il campo e Colantuono: troppo grande questa Juve per l'ammazzagrandi Atalanta, troppo più in palla delle «ancelle» Milan, Napoli e Inter. Ma ora serve più testa e meno grilli. Vota il sondaggio

La verità l'hanno detta il campo e Colantuono: troppo grande questa Juventus per l'ammazzagrandi Atalanta, troppo più forte, troppo più in palla delle «ancelle» Milan, Napoli e Inter già battute dai nerazzurri. Nessuno scandalo, concentriamoci sull'Udinese sabato. Ineccepibile.

Eppure c'è qualcosa che rode anche in questo «fisiologico» ko. È l'idea iniziale di giocare «alla pari» e l'ennesimo cartellino rosso (stavolta a Manfredini) e in entrambi i casi ci sono precedenti nefasti. L'idea di domenica, a Torino, era la stessa della gara di Firenze con la Fiorentina e di quella dell'Olimpico in campionato con la Roma: non potendo cavarsela giocando per 90' in trincea, tanto vale giocarsela a viso aperto, alla pari. Quasi allo specchio. Neanche a dirlo: il gol di Vucinic dopo 2 minuti ha azzerato i piani e in ogni caso l'Atalanta non ha perso per «colpa» del modulo, la difesa a 3 e il doppio fantasista.

Ma l'idea di attaccare per non essere schiacciati, senza macroscopiche mosse «contro», non ha funzionato, così come a Firenze e a Roma ad eccezione dei primi 20'. Tre tentativi, tre imbarcate per eccesso di audacia. Da qui il dubbio: ben venga il gioco, ma siamo certi che una deroga non valga la candela, che ci sia qualcosa di male nell'essere un po' più sparagnini sul campo della squadra del campionato? Che non ci sia una via di mezzo tra le barricate e il tentativo di giocare alla pari contro una squadra di qualità impari? Soprattutto che provare a giocarsela significhi consegnarsi d'amblè agli avversari? Ma c'è di peggio, i cartellini. L'espulsione di Manfredini a Torino, a cavallo della mezzora e con la squadra già sotto 3-0, è la pecca peggiore del pomeriggio. Più dei 3 gol beccati, della sbornia nel primo tempo, dello spreco iniziale di Denis.

Il secondo «giallo» che è costato l'espulsione è un non-sense per la dinamica del fatto, un tackle da dietro su Chiellini fuori dall'area juventina, per la tempistica, un paio di minuti dopo la prima ammonizione, per le prospettive, con la cruciale partita con l'Udinese, sabato, tutta da giocare. «Ingenuo» Manfredini, ma già ingenui Peluso a Pescara, Parra con l'Inter e Cigarini a Firenze. Sta di fatto che in 17 partite i cartellini «rossi» dei nerazzurri sono 5, escludendo quello di Carmona, espulso dalla panchina col Siena. Tanti, troppi. Regalano all'Atalanta un pessimo primato condiviso (con Sampdoria, Pescara e Palermo) e pesano come tasse in prospettiva, vedi l'espulsione di Cigarini pagata come un salasso col Genoa.

Ora la speranza è che l'espulsione di Manfredini non diventi una cambiale da pagarsi sabato contro Di Natale. Evidentemente non è quella dei cartellini la «cattiveria» richiesta e non è questa la strada per restare in volo. Quella e questa passano da un botto con l'Udinese, l'unica carta valida per un Natale con la strenna. L'Atalanta (che da mercoledì compreso terrà gli allenamenti porte chiuse) se la merita, a patto di avere meno grilli e più testa.
Simone Pesce

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