Il calcetto di Rossi a Marquez
Come Zidane che abbatte Materazzi

Come Zidane che abbatte Materazzi con una testata e si gioca le sue chance mondiali. Lo scrivono in Spagna. E il paragone con il calcio di Valentino Rossi - o con tutti i colpi scorretti dello sport che hanno cambiato le sorti di una gara e diviso tra innocentisti e colpevolisti - scatta automatico.

Le tensioni e le polemiche tra i protagonisti del Motomondiale sono esplosi tutti insieme sulla pista di Sepang, dove si è forse arenata la speranza di Valentino Rossi di conquistare il titolo. Una pista maledetta, quella malese: quattro anni fa vi trovò la morte in gara Marco Simoncelli.

Tutto comunque congiurava per una gara ai limiti tra il campione italiano, il rivale Jorge Lorenzo e il suo presunto alleato Marc Marquez, una corsa-chiave per la lotta al titolo conteso tra i due portacolori Yamaha. Sospetti e accuse, ripicche e odi neanche troppo sotterranei si sono riversati tra le curve del circuito malese, concentrandosi nel duello tra Rossi e Marquez, con Lorenzo spettatore e una rivalità accesa nel dopo gara sull’asse Italia-Spagna.

In pista, l’italiano rispondendo con foga alle «provocazioni» ha allargato un ginocchio, lo spagnolo è caduto, senza conseguenze, e Valentino è finito sul banco degli imputati, punito infine con un ultimo, esiziale posto in griglia nell’ultima decisiva corsa stagionale. Amaro Rossi nel dopo-gara: «L’ha avuta vinta Marquez: io voglio solo correre. La sanzione non è giusta, ho solo reagito al suo comportamento». Ora per il Mondiale «non è finita, ma questa decisione mi taglia le gambe. Dovrò decidere se correre» a Valencia, ha detto colmo d’indignazione.

Il teorema del complotto spagnolo per far cadere l’italiano è sostenuto con forza dal padre di Rossi, Graziano, e in sua difesa si sono anche alzate le voci di due tifosi doc come Fiorello e Cesare Cremonini. Lorenzo e Marquez puntano il dito sul collega, il primo sostenendo che andava squalificato e il secondo affermando di aver perso la stima nei suoi confronti.

Unanimi dalla Spagna i media, tutti col pollice verso per il comportamento di Rossi. «È la nuova testata di Zidane», scrive il quotidiano politico El Pais, aprendo una galleria di ricordi che dall’insensato gesto del francese contro Materazzi nella finale del Mondiale 2006 porta al morso di Suarez su Chiellini in Italia-Uruguay a Brasile 2010 o a quello di Mike Tyson a Evander Holyfield sul ring di Las Vegas nel 1997, passando per i duelli «autoscontro» in Formula 1 tra Ayrton Senna e Alain Prost o tra Michael Schumacher e Jacques Villeneuve.

Rabbia e frustrazione, calcolo e temerarietà, in pista e fuori, hanno da sempre accompagnato le imprese dei campioni, finendo spesso per tradirli. Rossi e Marquez in questa stagione hanno fatto spesso a sportellate in pista, in un crescendo di rivalità che i sospetti delle ultime settimane hanno acuito allo spasimo. Rossi - a quota 312, mentre Lorenzo è a 305 - stavolta è caduto nella trappola della tensione, costruita forse ad arte. Tra due settimane dovrà rialzarsi, partendo dal fondo della griglia, proprio in Spagna, uno contro tutti. Un’impresa che varrebbe il decimo titolo.

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