Droga, movida e ultrà: il processo
Condannati in 13, assolti in nove

Giovedì 20 febbraio la sentenza sul presunto giro di spaccio che avrebbe incrociato elementi di spicco del mondo ultrà atalantino con frequentatori della movida cittadina. Comminate pene per trent’anni di carcere.

Tredici condanne per un totale di 30 anni di carcere e 9 assoluzioni. A più di un anno e mezzo (c’è stato un lungo periodo di assenza giustificata del giudice) dalle richieste formulate dal pm allora titolare dell’inchiesta Gianluigi Dettori, che aveva invocato pene per 50 anni, è arrivata ieri (in aula il pm Paolo Mandurino) la sentenza del processo in abbreviato davanti al gup Lucia Graziosi in merito alla maxi inchiesta denominata «Mai una gioia», sul presunto spaccio di sostanze stupefacenti che avrebbe incrociato elementi di spicco del mondo ultrà atalantino con frequentatori della movida cittadina.

Un’indagine della Squadra mobile della Questura iniziata nel settembre 2015 monitorando i movimenti di L. R., spacciatore ed esponente ultrà, e da lì risalendo alla rete dei contatti, degli incontri e dei traffici attorno alla cessione, all’acquisto, al consumo di droga. Come il via-vai per sniffare coca, con almeno un centinaio di cessioni, ripreso dalle telecamere nel bagno del distributore accanto allo stadio prima di una serie di partite dell’Atalanta (tra cui Atalanta-Inter del 16 gennaio 2016 dove si erano verificati tafferugli) tra fine 2015 e inizio 2016. Nei capi d’accusa figurano lo spaccio e la detenzione ai fini di spaccio di cocaina, marijuana, droga sintetica, ma anche la rapina di un carico di 2,5 chili di marijuana commessa ai danni di spacciatori-clienti in ritardo con i pagamenti e le estorsioni compiute grazie ai servigi di un ex pugile per convincere la vittima a rientrare del debito, versando una «quota» mensile.

La richiesta di rinvio a giudizio partita della Procura era a carico di 34 persone; in 12 sono uscite patteggiando o ricorrendo alla messa alla prova. Ne sono rimaste 22, giudicate giovedì 20 febbraio. La pena più alta è toccata ad A. B., 36 anni, di Alzano, considerato il mandante delle estorsioni per recuperare i crediti della cessione di droga e l’ideatore della rapina del carico di marijuana: ha rimediato 4 anni. Due anni e 8 mesi per N. A., 36 anni, di Bergamo; A. S., 34, di Alzano; M. N., 35, di Albano S. Alessandro; M. Z., 31, di Barzana; M. P., 33, di Bergamo; L. R., 37, di Almenno San Bartolomeo; E. M., 38, di Ranica, l’ex pugile. Tre anni a N. F., 32, di Sorisole. Un anno a V. P., 50, di Bergamo; G. C. 39, di Almenno San Bartolomeo; A. P., 46, di Torre Boldone. Due anni a B. B., 40, di Pozzuolo Martesana (Mi). Non luogo a procedere, in virtù del principio del ne bis in idem, per G. S., 50, di Bergamo, accusato di detenzione di cocaina e marijuama ai fini di spaccio.

Assolti, infine, M. P., 33, di Bergamo; P. B. 29, di Bergamo; A. F., donna di 28 anni, di Mozzo; C. L., 36, di Almenno San Bartolomeo; M. P., donna di 31 anni, di Almenno San Bartolomeo; C. P., 36, di Bergamo; M. T., 31, di Sorisole; R. B., 42, di Bergamo.

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