Fase 2, ecco quanto si spostano i cittadini
L’app: in calo i bergamaschi con sintomi

I bergamaschi hanno iniziato la «fase 2» con prudenza. Spostamenti al 69% e sono 12.300 i potenziali contagiosi che lavorano.

La fase 2 in provincia di Bergamo è iniziata con tante buone notizie: il marcato rallentamento della curva dei decessi, la pressione alleggerita sulle terapie intensive negli ospedali, i contagi che diminuiscono, pur al netto dei noti limiti di tracciamento. E buone notizie arrivano anche dalle tecnologie sviluppate da Regione, Ats e e Comune per capire come si sta «muovendo» l’epidemia sul territorio, dalle valli alla Bassa bergamasca.

I dati delle app - AllertaLOM e Oggicomestai,it, nate in attesa dell’arrivo della governativa «Immuni» - sono chiari e confermano, da qualsiasi parte si leggano, che i bergamaschi stanno accusando meno sintomi rispetto a due settimane fa. Significa che il coronavirus ha colpito con forza e che ora, grazie anche alla chiusura totale, il contagio sembra essere sotto controllo. Un motivo per sorridere e per riflettere, perché abbassare la guardia in questo momento renderebbe vani i sacrifici fatti in questo mese e mezzo di quarantena forzata.

Dalle prime rilevazioni post 4 maggio emerge tutta la prudenza dei cittadini. Che sono sì rientrati al lavoro, ma con l’accortezza di chi ha provato sulla propria pelle la forza devastante del virus. Bergamo è tra le province con la percentuale più bassa di spostamenti rilevati da Regione Lombardia attraverso le celle telefoniche. Preso in esame il 20 febbraio come giorno «base», il 4 maggio si è spostato il 69% dei bergamaschi. Quindi più di tre persone su dieci non si sono mosse da casa nonostante l’entusiasmo liberatorio nel primo giorno di allentamento delle misure restrittive. Un dato inferiore rispetto a molte altre province lombarde come Brescia (70%), Varese (72%), Monza (73%), Lecco (77%), Mantova e Pavia (78%). Più diligenti solo a Milano, dove ad uscire è stato solo il 64%, e a Sondrio (53%). Già giovedì però la percentuale bergamasca è salita al 71%, segno che molte persone stanno tornando al lavoro. «L’aumento della mobilità è normale viste le riaperture previste nella fase due - spiega il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala -. Occorre però avere buon senso, evitare assembramenti, mantenere le distanze e usare sempre la mascherina. Non possiamo sottovalutare questo virus dopo i danni che ha creato in questi drammatici mesi».

Quali saranno le conseguenze di questi movimenti? Oggi è impossibile prevedere se e come la curva dei contagi tornerà a salire. Gli esperti hanno messo in guardia la politica dal pericolo di riaperture senza tracciamento e isolamento di positivi (e dei loro contatti). Solo settimana prossima, numeri e tamponi alla mano, si potrà capire se la fase 2 porterà la situazione attuale ad aggravarsi. O peggio, a un ritorno dell’emergenza. O ancora a un decorso «tranquillo«, sempre nel segno della prudenza. Finora la strategia è stata «Apriamo e aspettiamo». L’Italia, e in particolare la Lombardia, sono in attesa.

Le certezze (le uniche, al momento) si reggono sui dati che fotografano sul numero limitato di tamponi e sul monitoraggio attraverso le app. Le stime sono solide grazie al senso di responsabilità dei cittadini, che hanno aderito in massa scaricandole: 130 mila persone ogni giorno comunicano lo stato di salute ad AllertaLOM, 57.419 (in costante crescita) oggicomestai.it. Dalle mappe dei Comuni lombardi contenute in un report dell’app regionale è evidente come le condizioni siano migliorate in provincia di Bergamo. Fino a due settimane fa quasi tutti i Comuni erano colorati di rosso intenso, quindi con oltre il 13% di persone con più di un sintomo riconducibile al Covid-19. L’ultimo aggiornamento, datato 6 maggio, vede la provincia quasi completamente in verde. Non ancora il verde intenso del meno 4% di residenti con almeno un sintomo, ma comunque con una percentuale limitata tra il 4 e il 7%. Niente pericolo focolai, per intenderci. Anche se, come è emerso dal report sull’andamento contagi pubblicato da L’Eco lunedì, basta poco per entrare nel livello di allerta.

Dati positivi arrivano anche dalla web app oggicomestai.it, sviluppata da Ats Bergamo e Comune. Sono due i numeri più interessanti. Il primo è la stima dei cittadini potenzialmente contagiosi: 58 mila, di cui 52,4 mila con sintomi a cui vanno aggiunti 5,6 mila con sintomi scomparsi da meno di 14 giorni. Ancora più importante è il calo della stima dei bergamaschi sintomatici che si spostano per lavoro. In tutta provincia sono 12.300 persone, in netto calo (-9.700) rispetto al 20 aprile scorso. Un calo «doppio» se si considera l’effetto riapertura sulle attività produttive.

Complessivamente sono 383.000, il 35% della popolazione, le persone che hanno avuto o hanno sintomi riconducibili al Covid19: una quota a cui si può aggiungere – spiegano alcuni virologi che collaborano al progetto di Ats e Comune – un ulteriore 10% di asintomatici. Marcella Messina, presidente del Consiglio di rappresentanza dei 243 Sindaci e dei 14 ambiti territoriali della Provincia di Bergamo, spiega che «uno dei problemi della fase 2 è proprio la difficoltà di un monitoraggio dei dati e della situazione sul nostro territorio, in assoluto tra i più colpiti. Questo strumento sarà ancora più utile nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Chiediamo a tutti i cittadini di aderire per migliorare la sicurezza di tutti noi nelle prossime settimane di convivenza con il Covid19».

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