Giovani, il 12,7% tra i 18 e i 24 anni lascia la scuola prima del tempo

I dati nazionali Nel nostro Paese la quota di abbandoni scolastici espliciti è progressivamente diminuita negli ultimi anni. Anche sulla scorta degli obiettivi europei fissati nell’ambito dell’agenda Europa 2020, la quota di giovani che hanno lasciato la scuola prima del tempo è passata dal 17,8% del 2011 a circa il 13% attuale. La Bergamasca eccelle nei testi Invalsi d’italiano.

Più precisamente, secondo un’indagine di Openpolis, nel 2021 il 12,7% dei giovani tra 18 e 24 anni hanno lasciato in Italia i percorsi di istruzione e formazione con al massimo la licenza media.

Un miglioramento netto, che ha consentito di raggiungere l’obiettivo nazionale (16%), sebbene la soglia del 10% fissata in sede Ue resti ancora lontana. Un target che peraltro è stato reso ancora più sfidante nel febbraio 2021. In vista del 2030, infatti, le istituzioni europee hanno deciso di abbassarlo ulteriormente di un punto (9%). Tuttavia, la quota di giovani senza diploma non è l’unico parametro attraverso cui valutare l’impatto della dispersione scolastica.

Di fianco ad essa è importante considerare anche la percentuale di chi, pur concludendo formalmente il proprio percorso scolastico, non ha raggiunto le competenze minime necessarie. Se all’abbandono esplicito rilevato nel 2020 si somma quello «implicito» di chi termina la scuola con un livello di apprendimenti insufficiente (rilevato da Invalsi a partire dai dati delle prove all’ultimo anno di istruzione), il tasso di dispersione scolastica complessiva sale di quasi 10 punti. Un dato - quello della dispersione implicita - che mostra un aumento negli anni successivi alla pandemia, come rilevato da Invalsi attraverso i dati dei test. Tale fenomeno ha un impatto anche sulle disuguaglianze territoriali. I dati relativi alle prove 2021, disaggregati su base comunale, mostrano come siano soprattutto le città e i territori del Mezzogiorno a restare indietro. Isolando i 100 Comuni che nei test di italiano 2020/21 hanno raggiunto i punteggi più elevati tra gli studenti dell’ultimo anno, ben 90 si trovano nell’Italia settentrionale.

La disparità sui test d’italiano

In particolare 54 nel nord-ovest e 36 nel nord-est. Sono 7 quelli collocati nell’Italia centrale, mentre 2 si trovano al sud e 1 nelle isole. I territori con più comuni che si collocano ai primi 100 posti sono la provincia di Bergamo (9 comuni), seguita da Trento (6), Brescia (6) e Treviso (5). Si piazzano nella classifica con 4 comuni ciascuno le province di Vicenza, Verona, Torino, Sondrio, Monza e Brianza, Milano, Lecco, Cuneo e Como.

Al contrario, tra i 100 comuni con i punteggi più bassi, 63 si trovano al sud, 19 nelle isole, 11 nell’Italia centrale e rispettivamente 3 e 4 nel nord-ovest e nel nord-est. Nello specifico, 24 si trovano tra Napoli (9) e Salerno (13). Seguono la provincia di Cosenza (8 comuni tra i 100 con i punteggi medi più bassi), la città metropolitana di Reggio Calabria (6), la provincia di Caserta (5). Calcolando i punteggi mediani nei comuni rilevati per ciascuna provincia, quelli più elevati si registrano nei territori di Lecco, Aosta, Sondrio e Bergamo. Mentre quelli più bassi si riscontrano nei comuni tra Cosenza e Crotone. Tra i capoluoghi, ai primi posti Sondrio (214,7 punti), Trento (208,3) e Aosta (208,2). In fondo alla classifica invece le città di Avellino (148,8), Cosenza (161,2), Carbonia (161,5) e Crotone (163,1).

© RIPRODUZIONE RISERVATA