I sindacati lombardi: fermiamoci per la vita
Cgil: il 20% dei Comuni orobici aperti

Una lettera congiunta dei sindacati lombardi e una segnalazione urgente della Cgil di Bergamo: il 20% dei Comuni della provincia bergamasca è ancora aperto al pubblico.

«Speriamo che le parole pronunciate oggi a Milano dal Vicepresidente della Croce Rossa cinese “Bisogna fermare le attività economiche e fermare la mobilità: tutti devono poter proteggere la propria vita” e “non abbiamo altra scelta di fronte alla vita” siano ascoltate dal Governo italiano e dalla nostra Regione più di quanto non sono state ascoltate le richieste e i crescenti appelli di Cgil, Cisl e Uil, da quindici giorni a questa parte». Lo dicono i sindacati lombardi in un appelloc ongiunto.

«Sospendere tutte le attività non essenziali e indispensabili alla sopravvivenza, ridurre gli orari di apertura dei grandi centri commerciali e chiuderli la domenica, chiudere le poste e le banche e limitarsi a garantire i servizi on-line, rinviare tutte le scadenze».

«Questo serve per non dare più a nessuno un motivo o una scusa per uscire di casa che non siano la cura, l’approvigionamento alimentare e il lavoro nei servizi e nelle produzioni che non si possono sospendere. Non è ancora troppo tardi. Facciamolo subito. Fermiamoci per la vita!».

Dalla Cgil anche un altro appello: «Le diffide sono partite giovedì mattina e se non sortiranno effetto la Fp-Cgil di Bergamo è pronta a segnalare all’autorità giudiziaria i sindaci dei Comuni inadempienti: il sindacato di categoria della Funzione Pubblica Cgil del territorio epicentro del contagio da Coronavirus, malgrado le diverse sollecitazioni inviate agli enti locali, segnala “l’irregolare apertura al pubblico del 20% dei Comuni sul territorio».

«Ci arrivano ancora segnalazioni di enti della nostra provincia che non hanno provveduto ad attivare il lavoro agile per i propri dipendenti e non hanno indicato, come previsto nel Decreto ”Cura Italia” (nel suo art. 87) ma anche in quelli precedenti, quali siano le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro» denuncia Dino Pusceddu della segreteria della Fp-Cgil di Bergamo. «Questo accade, tra l’altro, malgrado tutte le scadenze amministrative in capo ai Comuni siano state sospese. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo oggi: devono recarsi nella loro sede di lavoro solo Polizia locale, gli addetti dell’anagrafe e solo per la registrazione degli atti di morte (per la nascita invece si ha tempo dieci giorni) e quelli dei servizi cimiteriali. Gli altri lavorino da casa, è la legge».

«Le diffide intimano ai Comuni di provvedere entro venerdì sera a mettersi in regola, altrimenti partiranno le segnalazioni alle autorità preposte. La Prefettura dovrebbe coordinare le misure tra i Comuni e verificare l’applicazione di quanto previsto nel decreto. Per questo sollecitiamo un riscontro e un maggiore protagonismo del Prefetto di Bergamo» dichiarano Gianni Peracchi, segretario generale della Cgil di Bergamo, e Dino Pusceddu della Fp-Cgil.

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