Il Covid colpisce anche il lavoro interinale
Bergamo, 3200 contratti in meno del 2019

La denuncia dal sindacato Felsa Cisl.

È ormai risaputo quale effetto il Covid abbia avuto sul Pil bergamasco. Ed è altrettanto noto che a farne le spese siano stati, almeno in parte, i livelli occupazionali. Se il blocco dei licenziamenti ha potuto arginare la debacle dei contratti a tempo indeterminato, nulla si è potuto fare per quelli in scadenza durante i mesi dell’epidemia. Ne è prova evidente il dato sul lavoro in somministrazione. «Come avevamo previsto - spiega Guido Fratta, coordinatore Felsa Cisl Bergamo -, il calo registrato durante il secondo trimestre del 2020 non ha precedenti nella storia recente del comparto.

Abbiamo perso oltre 2200 occupati netti rispetto ai mesi intercorsi tra gennaio e marzo, mentre la differenza sullo stesso periodo del 2019 è di oltre 3.200 lavoratori». Un dato ancor più drammatico in quest’anno, che a differenza di quelli precedenti ha certamente “riversato” quasi nessun contratto interinale in contratti stabili.

La media annuale degli occupati interinali per il 2020 nella bergamasca si attesta sulle 12.363 unità, ben al di sotto degli anni scorsi (-15% sull’intero 2019). C’è stato un piccolo segnale di ripresa a luglio, ma da metà settembre la crescita si è nuovamente arrestata.

Sul totale dei lavoratori, più del 40 % è rappresentato da donne. Quanto alla provenienza, il 33% dei somministrati è di nazionalità straniera ( Africa ed Est Europa su tutte). Altro dato interessante riguarda le dimensioni delle imprese che assumono. Si pensa infatti che siano prevalentemente le grandi imprese a servirsi delle Apl. Eppure, nelle ditte bergamasche fino a 15 dipendenti, sono stati inseriti 3.300 lavoratori.

Rispetto ai settori d’impiego, prevale l’industria che può contare su un totale di 7.100 lavoratori , più di un terzo dei quali operanti nel comparto metalmeccanico. Sono invece 2500 gli “interinali” del terziario, distribuiti tra commercio, turismo e servizi alle imprese, con un crollo del 70% tra il primo ed il secondo trimestre su alberghi e negozi e del 50% sul 2019.

«I numeri degli occupati ci fa comprendere appieno quale ruolo abbia ormai assunto la somministrazione nel contesto del mercato bergamasco- aggiunge Fratta - tanto più se consideriamo che per il solo 2020 ha rappresentato una forma di occupazione per circa quattromila giovani tra i 18 e i 29 anni. E ciò nonostante il dato sia calato di almeno il 30% sull’anno scorso».

E con il disagio e le difficoltà attraversati nei mesi della pandemia è cresciuto il bisogno di tutela e rappresentanza da parte dei lavoratori del settore. Felsa, l’Organizzazione sindacale della Cisl che rappresenta gli “atipici” ( oltre ai somministrati anche collaboratori ed autonomi), ha un proprio coordinamento, il maggiore della Lombardia proprio a Bergamo.

«Nonostante l’annata, il nostro tesseramento è cresciuto di oltre il 15%. Non ci premuriamo soltanto di fornire assistenza e consulenza individuale, ma istruiamo centinaia di pratiche della bilateralità Ebitemp e Formatemp che consentono ai lavoratori delle agenzie di beneficiare di rimborsi su spese mediche e dentistiche, di ricevere prestiti a tasso 0 , oppure un sostegno al reddito qualora disoccupati, e tanto altro ancora», conclude Fratta.

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