La carovana Italtrans rientra con i pullman carichi di persone salvate dalla guerra

L’iniziativa L’azienda bergamasca ha consegnato 200 bancali. L’operazione mercoledì 9 marzo in tv con «Le Iene» su Italia 1.

È una solidarietà senza confini, più forte di ogni distanza. Il legame tra Bergamo e il popolo ucraino ferito della guerra scorre anche attraverso quella colonna di camion Italtrans partita giovedì da Calcinate e diretta alle porte del conflitto, per portare generi alimentari e beni di prima necessità: 200 bancali riempiti grazie al contributo di tanti partner.

Un viaggio di 3.900 km

Attraverso Slovenia, Ungheria e Romania, in un viaggio di quasi 3.900 chilometri, la «carovana» – a cui si sono aggiunti due pullman – è giunta sino a Cernivtsi, a 40 chilometri da Kiev, dove sono stati consegnati i beni raccolti. E quei pullman, al ritorno, si sono trasformati in uno scrigno di accoglienza: hanno infatti ospitato donne e bambini in fuga dalla guerra, che alle spalle hanno lasciato mariti e padri chiamati al fronte. Ora i profughi, che grazie a questa «spedizione» hanno trovato salvezza, sono ospiti della Comunità di Santa Fede di Cavagnolo, nel Torinese.

Quei pullman, al ritorno, si sono trasformati in uno scrigno di accoglienza: hanno infatti ospitato donne e bambini in fuga dalla guerra, che alle spalle hanno lasciato mariti e padri chiamati al fronte.

La generosità è stata anche quella degli autisti che non hanno esitato nel partire verso il teatro di guerra. «Vorrei ringraziare tutti questi autisti, che non ci hanno pensato due volte a partire pur di fronte a una situazione tanto difficile», racconta Rodica Mistreanu, 35enne di Villongo, di origini romene: suo marito Viorel Mistreanu, 37 anni, anch’egli romeno, è stato uno di loro. «Quando gli è stato proposto, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso che era giusto impegnarsi anche per questo compito – spiega la donna –. Abbiamo una bambina piccola di soli 8 mesi: ma non ci siamo mai tirati indietro, e anche stavolta è così». Anche col Covid era stato così: Rodica Mistreanu ha sfidato da vicino la pandemia, è un’infermiera. «Se non avessimo una bambina piccola – riflette la donna –, sarei partita anche io per questo viaggio: è una situazione terribile quella che stiamo vedendo, ma la generosità di tutti è un messaggio forte».

«Il viaggio è stato lungo e non semplice, mi ha raccontato, ma anche con aspetti piacevoli: c’è l’unione tra i colleghi, ci si fa forza a vicenda»

Ma con quali sentimenti ha affrontato il viaggio, il marito Viorel? «Un po’ di paura è normale. Ma mio marito – riferisce la moglie – è orgoglioso di essere stato scelto dall’azienda, a cui è molto legato, ed è un riconoscimento importante perché stanno portando un aiuto concreto alle popolazioni colpite dalla guerra. Il viaggio è stato lungo e non semplice, mi ha raccontato, ma anche con aspetti piacevoli: c’è l’unione tra i colleghi, ci si fa forza a vicenda». Un viaggio, quello del convoglio di Italtrans, che questa sera sarà raccontato anche dalle «Iene», lo show in onda su Italia 1, col reportage della «iena» Ismaele La Vardera al seguito della «carovana».

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