La ricerca sulla diffusione del virus
«Lo smog fattore che non influisce»

Ricerca di Arpa e Cnr.Contini: «Appare trascurabile la maggior probabilità di trasmissione in aria.

Il link non c’è. Il particolato atmosferico non favorisce la diffusione nell’aria del Sars-CoV-2, stando a una ricerca messa a punto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) e da Arpa Lombardia, fresca di pubblicazione di «Environmental Research», rivista scientifica internazionale.

L’esame su Milano e Bergamo I ricercatori sono arrivati alla conclusione esaminando nello specifico quel che è successo a Milano e Bergamo - sia sul fronte delle infezioni sia sul fronte della qualità dell’aria - nei mesi scorsi: in particolare, sono state stimate le concentrazioni di particelle virali nell’atmosfera delle due città in funzione del numero delle persone positive al coronavirus negli stessi giorni.

«I risultati in aree pubbliche all’aperto mostrano concentrazioni molto basse, inferiori a una particella virale per metro cubo di aria - spiega Daniele Contini, ricercatore del Cnr tra i curatori dello studio -. Anche ipotizzando una quota di infetti pari al 10% della popolazione (circa 140.000 persone per Milano e 12.000 per Bergamo, ndr), quindi decupla rispetto a quella attualmente rilevata (circa 1%, ndr), sarebbero necessarie, in media, 38 ore a Milano e 61 ore a Bergamo per inspirare una singola particella virale. Si deve però tenere conto che una singola particella virale può non essere sufficiente a trasmettere il contagio e che il tempo medio necessario a inspirare il materiale virale è tipicamente tra 10 e 100 volte più lungo di quello relativo alla singola particella, quindi variabile tra decine di giorni e alcuni mesi di esposizione outdoor continuativa.

La maggiore probabilità di trasmissione in aria del contagio, al di fuori di zone di assembramento, appare dunque essenzialmente trascurabile». «Collaborazione di rilievo» «Questo studio, che coinvolge Arpa Lombardia al fianco del Cnr - sottolinea Raffaele Cattaneo, assessore regionale all’Ambiente -, costituisce una collaborazione di grande rilievo. In effetti offre risposte scientifiche all’assenza di correlazione tra diffusione del Coronavirus e concentrazione di polveri sottili in atmosfera»

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