«Le mie gemelline, la forza della vita»
La lettera: grazie agli «angeli» dell’ospedale

«Il 5 marzo 2020 sono nate con un cesareo d’urgenza le mie due gemelline. Sono nate in anticipo rispetto al termine, dopo una gravidanza con diverse problematiche. Sono nate quando ancora la pandemia non era nel pieno del suo essere, ma già si iniziava a intuire che qualcosa a breve sarebbe cambiato». Inizia così una bellissima lettera arrivata alla nostra redazione e pubblicata su L’Eco di Bergamo.

«Ma le mie bimbe avevano fretta di nascere, a loro non interessava il Covid…i medici e il personale sanitario sono dovuti intervenire con gran velocità e le hanno fatto nascere…ovviamente Giulia e Viola erano piccole e premature…e sono state trasferite subito in terapia intensiva neonatale».

«Le ho potute vedere il giorno dopo…piccole…con tutti i tubicini attaccati…e circondate da queste dottoresse e infermiere che parlavano loro come se fossero figlie loro…nonostante fossero due «topoline» piccole…le calmavano con le mani nell’incubatrice e con la dolcezza della loro voce, le facevano sentire protette ed è per queste persone che voglio scrivere questa breve lettera. Perché in questa pandemia ci sono anche loro, questi angeli, che accudiscono i bambini prematuri come fossero figli loro. A causa di questa emergenza sanitaria al Papa Giovanni XXIII i medici della patologia neonatale hanno dovuto prendere la difficile decisione di chiudere il reparto, nella consapevolezza della difficoltà emotiva che andavano a generare in noi, genitori lontani dai nostri cuccioli. Ma, nonostante la situazione complicata, loro sono stati in grado di farmi sentire tranquilla in quel marasma di alti e bassi che può provare una mamma di due bambine premature lontane dal proprio sguardo e dalle proprie braccia».

«Non vedo le mie figlie ormai da più di un mese, non le posso toccare, non posso fare la marsupio terapia, non posso dare loro il biberon: è faticoso per una madre accettare la lontananza, ma credetemi quando vi dico che i medici e le infermiere di questo reparto hanno avuto e hanno tuttora la capacità di gestire questa situazione con una sensibilità rara, con piccole accortezze come con telefonate quotidiane e fotografie delle nostre bambine che per noi hanno fatto la differenza. Giusto ora ho ricevuto una mail con un’immagine delle mie piccole, e mentre vi scrivo, mi scende una lacrima di gioia nel vederle. Non so davvero come ringraziare queste persone che, non solo ricoprono contemporaneamente il ruolo di medici e di genitori per le mie bambine, ma di fatto stanno supportando anche me con piccoli gesti che mi riempiono il cuore. E ogni volta che li ringrazio al telefono per il loro operato, la loro risposta è sempre la stessa di un’umiltà disarmante…«è il nostro lavoro»».

«Allora non dimentichiamoci che in questa emergenza coronavirus ci sono anche questi angeli, perché per me sono proprio tali, che non sono in prima linea con i malati Covid, ma si sono trovati a gestire la fragilità di bambini prematuri contemporaneamente all’emotività dei genitori lontani dai loro figli per motivi che prescindono dal nostro e loro volere, infondendo sempre fiducia e serenità, mentre fuori dilaga una pandemia mondiale. Grazie per il loro essere così speciali!».

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