Lorini: «Terza dose per tutti e in fretta. Così la situazione sarà gestibile»

Luca Lorini, direttore dell’Area critica all’ospedale Papa Giovanni: «In Rianimazione solo non vaccinati. Chi non si protegge sceglie il rischio».

a vaccinazione. Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e area critica del «Papa Giovanni» di Bergamo, mette subito al centro questo tema. Qui, dal suo osservatorio sulle rianimazioni, da oltre un anno e mezze legge i numeri e i volti della sfida pandemica. E la vaccinazione è l’argine fondamentale per evitare che l’asticella torni a salire: ha drenato quest’inizio di ondata, imparagonabile nei numeri con un anno fa, ma occorre rilanciarla in particolare per le terze dosi. Fare presto, sottolinea Lorini, perché «dopo sei-nove mesi gli anticorpi decadono e questo è un motivo del rialzo dei contagi». E quanto sia fondamentale la vaccinazione lo ribadisce lo sguardo sul suo reparto: in Terapia intensiva, praticamente, ci sono solamente persone non vaccinate, cioè senza nemmeno la prima e la seconda dose.

Che situazione stiamo vivendo?

«Adesso siamo molto vicini a comportarci come nella vita normale: le scuole giustamente hanno riaperto, i ristoranti giustamente hanno riaperto. Hanno riaperto anche gli stadi. Nelle interazioni sociali si è molto vicini: o siamo protetti, con la vaccinazione e col rispetto delle regole, o piano piano si rischia di avvicinarsi a situazioni ingestibili. E se non siamo capaci di raggiungere percentuali molto alte con la terza dose e di rispettare le regole, l’unica altra cosa che ci rimane è il lockdown».

La terza dose è così fondamentale?

«I dati israeliani già in estate avevano evidenziato la necessità di farla: non solo per gli immunodepressi, ma per tutti coloro che sono a sei-nove mesi dalla seconda dose. Adesso la comunicazione è chiara, ma avrei preferito che partisse prima. Siamo ancora in tempo, però serve rapidità».

Chi sono, oggi, i ricoverati in Terapia intensiva?

«È molto facile: praticamente, sono tutti non vaccinati. È ovunque così, non solo a Bergamo: nel mondo, in Lombardia dove facciamo una riunione settimanale di coordinamento, nel resto d’Italia sentendo i colleghi. Arrivano anche 45enni. E la curva di mortalità, per i non vaccinati, è la stessa di sempre: muore il 25-40% dei pazienti in Terapia intensiva, a seconda dei fattori, dall’età alle patologie pregresse. Ma c’è una differenza, rispetto al passato».

Quale?

«Un anno fa il vaccino non c’era. Oggi invece c’è, e vaccinarsi è una scelta. Chi non si vaccina e si ammala, è spiacevole dirlo ma è così, rischia di morire per scelta propria».

Perché c’è ancora chi fa resistenza al vaccino?

«È stato fatto il possibile. Come medici ci siamo esposti, abbiamo spiegato l’importanza e le caratteristiche della vaccinazione, ci siamo vaccinati noi stessi, sono state fatte ricerche. Più di così non si può andare. Rispetto la libertà di ognuno, ma chi non si vaccina accetti il rischio».

Cosa vi aspettate, sul fronte della pressione ospedaliera, nelle prossime settimane?

«Abbiamo una realtà a macchia di leopardo che rende più difficile fare previsioni specifiche. Intanto, dove è stata fatta una vaccinazione massiccia c’è una maggior tenuta: è il caso di Bergamo, dove è altissima la percentuale di persone vaccinate o immunizzate perché guarite dalla malattia. Mi aspetto che la situazione peggiorerà, ma dove la terza dose è partita in maniera importante la situazione rimarrà assolutamente gestibile. Dove la copertura vaccinale è bassa, sarà ben diverso: guardiamo alla Polonia, che ha pochi vaccinati e adesso vive una situazione disperata».

La terza dose va estesa anche ai più giovani o limitata solo agli anziani?

«Non starei a girarci intorno: serve farla a tappeto, indipendentemente dall’età, una volta arrivati a sei-nove mesi dalla seconda dose. Io avrei già sdoganato anche la vaccinazione per i bambini».

Come si convince chi ancora ha dei dubbi?

«I dati sono molto chiari. In metafora, col sillogismo aristotelico. La premessa maggiore: chi si vaccina si ammala di meno. La premessa minore: io mi sono vaccinato. La conclusione: io, vaccinato, mi ammalerò di meno. Questo sillogismo non è confutabile nemmeno dai no vax».

Come supereremo questa fase?

«Se saremo bravi nei comportamenti, come lo sempre siamo stati a Bergamo, se avremo fiducia in ciò che dicono i medici, e cioè ascoltando la forte raccomandazione di andare velocemente a fare la terza dose dopo i sei mesi, la situazione resterà gestibile».

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