Maxi frode fiscale, chiusa indagine su 23 indagati. Coinvolti anche società bergamasche

La Procura di Busto Arsizio ha depositato la chiusura indagini su una maxi frode fiscale da 34 milioni di euro, che vede coinvolte diverse società lombarde e piemontesi, tra cui alcune bergamasche.

Ventitré le persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati, a partire dal 2017, tra imprenditori, prestanome e una «faccendiera» svizzera (arrestata insieme ad altri due imprenditori nel 2021), residenti tra le province di Bergamo, Milano, Monza, Bologna, Brescia, Venezia e Parma, a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza di Busto Arsizio.

Gli ultimi avvisi di chiusura delle indagini preliminari sono stati emessi nella giornata di martedì 27 dicembre: si tratta di un’articolata istruttoria che ha consentito di ricostruire una frode fiscale perpetrata, attraverso la costituzione di società «cartiere» con le quali gli indagati hanno emesso e ricevuto fatture per operazioni inesistenti, coinvolgendo molteplici società operanti principalmente nel territorio lombardo e piemontese.

Gli indagati hanno standardizzato una prassi contabile ove le fatture fittizie erano giustificative di bonifici bancari ricevuti dai propri «clienti» a cui veniva restituito il denaro contante (corrispondente all’importo indicato nella fattura emessa) al netto di una provvigione variabile costituente il compenso per il «servizio» reso. Il sodalizio, al fine di mascherare il proprio operato reclutava numerosi «prestanome» posti formalmente a capo delle società facenti parte dello schema fraudolento.

Le indagini di polizia economico-finanziaria strutturate in analisi di tabulati telefonici, ricostruzioni bancarie, intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video e con apparecchiature gps, pedinamenti, analisi di copiosissima documentazione contabile/amministrativa e verifiche fiscali hanno portato i militari delle Fiamme Gialle a ricostruire puntualmente il modus operandi del gruppo criminale.

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