«Quei messaggi nella notte dai parenti sotto le bombe»

Guerra in Ucraina Halyna Sobkiv ha familiari e amici in varie località ucraine. «Appesi al cellulare per avere notizie, speriamo non sparisca Internet»

A svegliarla, all’alba di giovedì, sono stati gli squilli del cellulare . «Non avevo tolto la suoneria, sapendo quale fosse la situazione, e ho trovato il telefono pieno di messaggi di parenti e amici». È così che Halyna Sobkiv, 38 anni, ha saputo che l’invasione russa era iniziata . Lei, titolare di una lavanderia a Trescore Balneario, vive a Bergamo da vent’anni con la madre e il fratello, ma in Ucraina, sparsi in diverse zone del Paese, ci sono «praticamente tutti gli altri»: nonni, cugini , zii, amici, compagni di scuola. «In questi giorni non facciamo altro che stare al telefono, speriamo solo che non sparisca la connessione Internet».

Alcuni famigliari sono nel Donbass, una delle aree più calde del conflitto, dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il riconoscimento delle due repubbliche separatiste che vi si trovano. «Mia cognata mi ha scritto in tempo reale che era scattato un allarme bombe, i suoi genitori stavano prendendo il necessario per rifugiarsi».

«Mia cognata mi ha scritto in tempo reale che era scattato un allarme bombe»

Notizie contraddittorie

Ma anche a Ternopil, città di origine di Halyna, nell’Ucraina occidentale, la situazione è angosciante: « L’altra notte è partita la sirena per i bombardamenti, i miei cugini sono scesi nelle cantine con i bambini piccoli, abbiamo passato ore a scambiarci messaggi ». Quel filo sottile garantito dal telefono è per Halyna «l’unico modo per capire direttamente cosa stia succedendo. Io leggo notizie in inglese, russo, ucraino, italiano, e le versioni sono spesso completamente diverse, è molto difficile sapere cosa stia accadendo davvero».

Parla anche russo, Halyna, perché quando era bambina il suo Paese faceva ancora parte dell’Unione Sovietica, e a scuola la lingua di Mosca era imprescindibile: « La Russia ha sempre voluto prendersi l’Ucraina – aggiunge –, volevano sradicare la nostra lingua, bruciavano i libri. Per loro c’era solo l’impero russo ». Alla domanda se amici e famigliari stiano cercando un modo per lasciare il Paese, Halyna – che ieri, con tanti altri bergamaschi, era in piazza alla manifestazione per la pace – risponde decisa: «Mi hanno detto che da lì non vogliono muoversi. Era da qualche tempo, visto quel che stava succedendo, che proponevamo a mia nonna di venire qui, ma ci ripeteva che quella è la sua casa, non è facile lasciare una parte di te».

«Zelensky è in guerra, è lì a lavorare e combattere. Credo in lui»

La donna peraltro vive in campagna con un parente invalido, «che ha difficoltà anche solo a spostarsi in cantina in caso di allarme». E i negozi «sono stati svuotati, lei mi ha assicurato che hanno comunque un po’ di scorta, l’indispensabile per vivere: patate zucchero, olio». Sono giorni sospesi per chi si trova qui, ma con il cuore altrove: « È molto difficile, ma devo comunque lavorare, fare le mie cose ». La speranza è che almeno i canali di comunicazione continuino a funzionare: «Gli amici mi hanno chiesto l’indirizzo di casa – racconta Halyna –. Se dovesse essere tagliato Internet, magari in futuro, se sarà possibile, troveranno un altro modo di contattarmi o verranno a cercarmi».

La fiducia in Zelensky

Tra tanti motivi di preoccupazione, per Halyna una ragione di speranza è rappresentata dalla figura del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky : « È in guerra, è lì a lavorare e combattere. Credo in lui, ho tanta fiducia, vuole bene all’Ucraina e ha detto che non si muoverà da lì ». Ma la richiesta è che gli altri Paesi non stiano a guardare: «I Capi di Stato sembravano tanto disponibili nelle scorse settimane, ma ora bisogna fare qualcosa. Oggi Putin vuole l’Ucraina, domani vorrà qualcos’altro… Vogliamo dargli tutto quello che chiede?»

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