Tutti bloccati in casa per il coronavirus
Lievitano bollette e spese delle famiglie

Smart working e scuole chiuse fanno salire i consumi di energia e rendono il carrello più pesante. Le associazioni: «No alle speculazioni».

Di numeri consolidati, al momento, non ce ne sono. Ma ci sono le impressioni, le indicazioni, le previsioni. Che non sono positive. La bufera-coronavirus si abbatterà anche sui versanti dei prezzi e delle spese delle famiglie, soprattutto nelle settimane e nei mesi a venire. È l’allarme che scorre in filigrana nelle parole delle associazioni dei consumatori.

Spesa e bollette

Qualcosa in realtà già pare muoversi, basta dare un’occhiata agli scontrini, che paiono essere diventati più pesanti. Una prima spiegazione razionale c’è: non c’è – giustamente, in nome della salute – la possibilità di «girare» più negozi e supermercati a caccia dell’offerta più conveniente, e all’interno dei punti vendita si sta il meno possibile per questioni di tutela della salute, dunque nel carrello si mettono prodotti con meno attenzione. Anche il consumatore più accorto, insomma, bada meno al portafoglio. Poi c’è il versante delle bollette, con un effetto a tenaglia: da un lato, i maggiori consumi dovuti a quarantena e smart working; dall’altro, l’effetto domino della batosta economica che attraverserà il globo intero. Naturalmente il discorso prioritario è quello della salute, specificano le associazioni di categoria, ma la corsa ai prezzi sarà un tema da tener d’occhio nel futuro prossimo.

«È scontato che arriverà un periodo di rincari, rincari generalizzati», è la premessa di Mina Busi, presidente di Adiconsum Bergamo. Una stima ancora iniziale si può fare sulle bollette: «Secondo diversi osservatori, si presume un aumento di 20-30 euro delle bollette dell’energia elettrica e altrettanti per il gas – spiega Busi -. Smart working e permanenza forzata a casa incidono parecchio». A risparmiare – certo una magra consolazione nella devastazione economica connessa alla pandemia – sono le aziende e gli uffici, che sono chiusi; indicativi sono i dati di Terna, che gestisce le reti di trasmissione dell’energia elettrica, secondo cui nella prima settimana di «zona arancione» i consumi elettrici sono scesi del 10%, mentre nell’incipit della seconda settimana il calo ha raggiunto il 25%, complice naturalmente la serrata di grandi realtà produttive. E sulle spesa, cosa c’è da aspettarsi? «Si rileva già un innalzamento, al momento ancora contenuto, dovuto in parte anche alla fretta con cui si fa la spesa – prosegue Mina Busi -. Consigli? Mi sento di invitare le persone ad acquistare prodotti italiani non solo per la qualità, di cui andiamo fieri, ma anche per scongiurare una crisi economica post-epidemia».

Occhio al carrello

Occhio al carrello, appunto, ma quali sono i prodotti più a rischio d’impennata nei prezzi? «I freschi, la carne, il pesce, la frutta e la verdura – sottolinea Umberto Dolci, presidente di Federconsumatori Bergamo -, mentre le “minacce” su altri beni di prima necessità, quelli a lunga conservazione, dalla pasta ai sughi, sono più contenute. La prospettiva non è rosea, chiediamo che ci siano controlli affinché non vi siano speculazioni. E i beni essenziali, in questa emergenza, non sono solo i prodotti alimentari». Di fronte alla bolletta che crescerà, le associazioni di categoria avanzano proposte: «Sarebbe opportuno trovare una forma di sconto – sottolinea Dolci - come quella di applicare alle bollette elettriche la fascia notturna anche per i consumi durante la giornata: c’è un consumo elettrico domestico “nuovo” che si lega per esempio allo smart working, oltre che alla quarantena, e dunque è giusto andare incontro ai cittadini».

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