Un quinto dei voti della Lega va a Gori
Il grafico interattivo dei flussi elettorali

Il 20,4% di chi ha scelto Salvini alle elezioni europee ha poi messo una croce sul nome di Gori.

Nello stesso giorno, alla stessa ora, nella stessa cabina elettorale, un quinto degli elettori che hanno votato Matteo Salvini alle europee ha messo una croce anche sul nome di Giorgio Gori. È il dato più dirompente che spiega il successo al primo turno del sindaco dopo l’euroavanzata leghista in città, fermata solo all’ultimo dal Pd. E ben il 15% del totale dei cittadini ha espresso due scelte completamente differenti tra le due schede. Un caso che farà scuola in Italia. Non si chiama voto disgiunto, ma “diverso”, in quanto il voto disgiunto è quello all’interno della stessa tornata, tra sindaco e aspiranti consiglieri nelle liste.

A schede contate e a risultati definitivi è possibile analizzare tutti i flussi di voto, cioè gli spostamenti degli elettori nello stesso appuntamento elettorale. Twig, agenzia bergamasca di data management, l’ha fatto in esclusiva per L’Eco di Bergamo: il confronto è stato realizzato attraverso uno studio approfondito dei risultati in tutte le sezioni elettorali con il modello di Goodman.

Anche i numeri confermano la prima riflessione emersa dopo il trionfo di Giorgio Gori: l’elettorato è molto più fluido di un tempo. Conta il volto dei candidati, non più (solo) il simbolo dei partiti. Ecco spiegato il 20,4% degli elettori che hanno votato la Lega e alle europee hanno poi scelto Giorgio Gori: è stato premiato il decisionismo politico di Matteo Salvini e quello amministrativo del sindaco uscente. Il 79,1% invece ha naturalmente puntato su Giacomo Stucchi.

A differenza delle accuse incrociate già comparse sui social, il dato del cambio leghista non si discosta molto da quello di Forza Italia: il 26,3% degli elettori azzurri alle europee ha scelto poi Gori, mentre il 70,2% Giacomo Stucchi. E Fratelli d’Italia? Il 22,7% è andato su Gori, quasi un quarto degli elettori, il 75% su Stucchi. Dati alla mano, il centrodestra bergamasco deve iniziare a capire come tornare in possesso di quei voti persi in pochi secondi, nel semplice cambio da una scheda grigia a una azzurra.

Chi si è visto drenare più voti è Nicholas Anesa del Movimento 5 Stelle, che conferma di avere un elettorato piuttosto traballante, soprattutto in provincia di Bergamo. Il 35% degli elettori che alle europee hanno messo una croce sul simbolo dei pentastellati hanno poi scelto il primo cittadino uscente. Il 15% ha votato il centrodestra di Giacomo Stucchi e solo il 44,4% è stato coerente dando fiducia al giovane candidato.

Tutto come da programma in casa Partito democratico: il 97,9% degli elettori cittadini alle europee si è poi trasferita su Giorgio Gori alle comunali. Il restante 0,8% va a Francesco Macario e l’1,3% in astensione. Un’altra sorpresa arriva dai partiti di sinistra, che nel complesso regalano molti voti al primo cittadino uscente: l’85,3% dell’elettorato vira verso il centrosinistra e solo il 9,8% sceglie Francesco Macario, il candidato più a sinistra in campo. Ben il 4,2 ha deciso di non votare per nessun aspirante sindaco.

«Questi dati fanno capire che ormai in campagna elettorale tutto è possibile – spiega Aldo Cristadoro, ceo di Twig –. Non si può più sfruttare solo l’onda nazionale come qualche anno fa. Bisogna dimostrare ai propri elettori di conoscere bene la città e proporre un’idea chiara, sviluppata con grande competenza, per superare qualsiasi steccato politico. Non è solo questione di comunicazione. Nel caso di Giorgio Gori, la città ha riconosciuto l’elevato grado di preparazione del sindaco uscente». Ma quindi il voto leghista? «Non sono solo leghisti, sono elettori di centrodestra, moderati. che in questa tornata hanno scelto Salvini e in questo periodo storico non sceglierebbero mai il centrosinistra a livello nazionale. Nelle campagne moderne l’elettorato contendibile è molto rilevante, addirittura nello stesso giorno. C’è una mobilità elettorale davvero rara, su cui la politica dovrà riflettere molto».

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