Università di Bergamo, trova un lavoro l’88% dei dottori di ricerca

Il report. Secondo AlmaLaurea, Il 28% dei ricercatori dell’ateneo occupato nel pubblico, il 72% nel privato. Retribuzione media 1.826 euro.

Una laurea triennale seguita dalla magistrale in Ingegneria gestionale, un anno da ricercatrice e poi la decisione di conseguire il dottorato. Michela Zambetti, 30 anni, di Bergamo, fa parte di quella categoria di universitari al top cui AlmaLaurea ha dedicato un report, analizzando le performance formative di 63 dottori di ricerca del 2021 provenienti dall’Università di Bergamo. «Un dottorato industriale finanziato da Abb, la multinazionale nella quale sono poi rimasta a lavorare ­ - racconta ­ -. Tre anni di dottorato di ricerca universitaria e di applicazione degli studi in un contesto reale. Un doppio percorso, non semplice, di fatto un doppio lavoro che però mi ha consentito di mettere in pratica, in un contesto lavorativo, l’approccio metodologico e la capacità di analisi acquisiti durante il percorso universitario. Sono cresciuta e ho fatto esperienze internazionali. L’Università di Bergamo, pur essendo una realtà locale, è molto aperta al mondo. Se ho mai pensato di andare all’estero a cercare lavoro? Sì, per un maggiore riconoscimento economico, ma poi ho scelto di restare e non ne sono pentita».

L’89% nel settore servizi, il 10% nell’industria

La ricerca di AlmaLaurea rivela che il tasso di occupazione dei dottori di ricerca di UniBg sfiora l’88%. La gran parte degli occupati (il 77%) si è inserita nel mercato del lavoro solo al termine del dottorato e il 4,5% ha proseguito l’attività intrapresa prima del conseguimento del dottorato, mentre il 18% ha dichiarato di aver cambiato lavoro dopo il conseguimento del titolo. Tra gli occupati a un anno dal dottorato, il 3%, svolge un’attività autonoma (libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore), mentre il 44% è dipendente a tempo indeterminato. La retribuzione mensile netta dei dottori di ricerca è, in media, pari a 1.826 euro. Il 28% è occupato nel pubblico, il 72% nel privato. Il settore dei servizi assorbe l’89%, mentre l’industria il 10%. E il 24% dei dottori di ricerca ha svolto un dottorato in collaborazione con le imprese (dottorato industriale o in alto apprendistato). La gran parte degli occupati (il 79%) lavora nel Nord Italia, solo il 13% all’estero.

«Per migliorare la formazione culturale e scientifica»

Gli studenti che decidono di iscriversi a un corso di dottorato hanno ottenuto, in media, buone performance nel percorso di studio precedente; il 63% ha ottenuto 110 e lode nella laurea di secondo livello e più della metà ha raggiunto il titolo di dottore entro i 30 anni, a fronte di un’età media di 32. Chi intraprende, una volta conseguita la laurea magistrale, il percorso di dottorato, lo fa principalmente per migliorare la propria formazione culturale e scientifica, svolgere attività di ricerca e di studio in ambito accademico e migliorare le prospettive lavorative. Studiare parecchio e fare esperienze all’estero sembrano essere un must. L’87% dichiara di aver partecipato, abitualmente per almeno un anno, ad attività formative strutturate all’interno del corso di dottorato. Il 45% ha svolto un periodo di studio/ricerca all’estero, il 14% dei dottori dichiara di aver dedicato alla ricerca oltre 40 ore a settimana e il 70% è stato coinvolto in gruppi. Infine, il 93% dei dottori ha realizzato almeno una pubblicazione e, tra questi, il 58% l’ha scritta in inglese. Cosa ha determinato l’esperienza di dottorato in termini di risultati? Ha chiesto AlmaLaurea. L’acquisizione di nuove competenze e abilità specifiche, l’approfondimento di contenuti teorici e la padronanza di tecniche di ricerca, hanno risposto gli interpellati. Il 68% dei dottori di ricerca ha dichiarato che, tornando indietro, si iscriverebbe nuovamente allo stesso corso nello stesso ateneo. E molti, a differenza di Michela, sognano l’estero. Il 61% ritiene che per il proprio settore disciplinare ci siano maggiori opportunità lavorative fuori dall’Italia, e solo il 7% pensa di avere maggiori opportunità in Italia .

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