Si è spento Edoardo Villa
lo «scultore dell'Africa»

Lo scultore bergamasco Edoardo Villa si è spento sabato in una clinica di Joannesburg (in Sud Africa) all'età di 95 anni, pochi giorni dopo la scomparsa del pittore Mario Cornali, anch'egli novantacinquenne, suo amico dai tempi della «Fantoni».

Lo scultore bergamasco Edoardo Villa si è spento sabato in una clinica di Joannesburg (in Sud Africa) all'età di 95 anni, pochi giorni dopo la scomparsa del pittore Mario Cornali, anch'egli novantacinquenne, suo amico dai tempi della «Fantoni», del servizio militare a Roma e della chiamata al fronte in Africa.

Ma lo scultore non dimenticò Bergamo, dove nacque nel 1915, si formò alla scuola d'arte Fantoni ed esordì in collettive a fine anni '30. Nel 2002-03 desiderò donare un'opera alla sua città, per testimoniare il suo affetto ed essere ricordato: la Provincia gli dedicò due mostre antologiche e accolse la sua scultura nel giardino di via Tasso.

Edoardo Villa è artist bergamasco l'unico ad avere un proprio museo all'estero (a Pretoria dal 1995), presente in storiche manifestazioni internazionali come la Biennale di San Paolo del '57, premiato con riconoscimenti come la medaglia d'oro «Chambers of mines» e il premio Olivetti (1969), la medaglia d'onore dell'Accademia delle scienze e arti del Sudafrica (1979), la medaglia del magnifico rettore dell'Università di Pretoria (1990) e l'onorificenza di commendatore promossa dal presidente della Repubblica italiana (1998).

Nel 1940 Villa parte per il Nord Africa, dove viene ferito, e dal '42 è prigioniero nel campo di Zonderwater in Sudafrica, fino al '47. Allora tiene la sua prima personale – di ritratti di prigionieri e ufficiali e soggetti sacri realizzati durante la prigionia – e inizia a confrontarsi con natura e cultura africane.

Marmo, gesso, bronzo e pietra, «appresi» alla Fantoni, lasciarono posto a cemento (dal 1949) e metallo saldato (dal '55), al polistirolo (dal '90). E il bozzetto divenne raro e solo «schizzo», non riuscendo più a contenere, quale modello, il suo esito monumentale, che «esige punti di vista molto diversi».

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