Alessio Boni due giorni su Rai 1
Torna sul fronte degli anni ’70

È l’attore bergamasco Alessio Boni il protagonista dell’ultimo episodio della fiction «Gli anni spezzati» in onda su Rai 1 (ore 21,10) lunedì 27 e martedì sera 28 gennaio, intitolato «L’ingegnere».

È l’attore bergamasco Alessio Boni il protagonista dell’ultimo episodio della fiction «Gli anni spezzati» in onda su Rai 1 (ore 21,10) lunedì 27 e martedì sera 28 gennaio, intitolato «L’ingegnere».

Nelle due puntate Boni veste i panni dell’immaginario dirigente della Fiat Giorgio Venuti, che negli anni della crisi sociale ed economica, deve licenziare 61 dipendenti accusati di fiancheggiare i terroristi. La serie si intitola «Gli anni spezzati» proprio perché - spiega il regista Graziano Diana - «mi sono confrontato con la storia cercando sempre l’umanità, anche quando si tratta di vicende controverse, discusse. Gli anni ‘70 sono anni che ho vissuto da studente, gli anni difficili della strategia della tensione. L’Italia esce del boom economico e precipita nell’austerity: sono anni in cui qualcosa si è spezzato».

L’ingegnere del titolo si trova al centro di una serie di conflitti che trascolorano ben presto da quelli sociali e sindacali a quelli personali. Una storia, quella raccontata nella fiction, che va contestualizzata nel periodo in cui è ambientata. Quello di una profonda crisi dell’auto che costringe la Fiat, soprattutto, a una serie massiccia di licenziamenti. Un terreno sul quale cominciano ad attecchire i semi del terrorismo che si infiltra nelle fabbriche sfruttando l’onda del malcontento anche a causa della crisi delle rappresentanze sindacali.

In questo clima l’ingegnere di Alessio Boni rimane stritolato nella morsa tra il dovere professionale, attuare i licenziamenti (dovendo agire sotto le minacce molto concrete del terrorismo) e gli affetti familiari. Venturi infatti scopre che la figlia Valeria (la interpreta Giulia Michelini) è una militante di un formazione terroristica. Boni racconta di aver interpretato questo personaggio «perché credo che la fragilità dell’essere umano sia la cosa che possa attirare lo spettatore. Soprattutto se tratta da una storia realmente accaduta».

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