La raccolta fondi dal basso
aiuta i musicisti in tempi di crisi

Prosegue, dopo il primo capitolo dedicato al cinema, il nostro viaggio nel mondo del crowdfunding» (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) in ambito culturale. Una tendenza globale, in un periodo in cui le case discografiche sembrano investire sempre meno.

Produrre album, finanziare sale prova, aiutare chi fa musica dal vivo. Sono alcune delle possibilità offerte dalla raccolta di fondi dal basso, tra i fan e sostenitori di un progetto musicale.

Prosegue, dopo il primo capitolo dedicato al cinema, il nostro viaggio nel mondo del crowdfunding» (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) in ambito culturale. Una tendenza globale, in un periodo in cui le case discografiche sembrano investire sempre meno nella promozione di nuovi talenti, ma che ha forti ricadute anche in ambito locale.

Non si può parlare di crowfunding musicale senza citare «Musicraiser», la piattaforma lanciata nel 2012 da Giovanni Gulino (il cantante dei Marta sui Tubi). Si tratta di un portale grazie al quale musicisti, promoter, etichette e locali possono finanziare i loro progetti attraverso una forma di azionariato popolare. La selezione è piuttosto dura: viene accettato circa un progetto su dieci.

Tra quelli accolti, il nuovo disco della cantante bergamasca Silvia Infascelli, «PrimaVera». «La mia esperienza con Musicraiser si è conclusa i primi di marzo, con una raccolta di 3.500 euro – racconta la musicista –. Avevo già registrato per conto mio l’album “PrimaVera” un anno fa, e stavo cercando il modo per riuscire a pubblicarlo. Oggigiorno le etichette richiedono un acquisto minimo preventivo di copie del cd. Nel mio caso, questo sistema di crowdfunding è stato la soluzione migliore: al di là dell’aspetto economico, ho già in prenotazione 200 copie del cd, che uscirà al più tardi a maggio per un’ottima piccola etichetta jazz, la Caligola records».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo dell’8 aprile

© RIPRODUZIONE RISERVATA