In un libro la perdita spiegata ai bambini: il romanzo di Sara Beltrame

Il libro Giornalista e scrittrice, in «Rita e il giro della morte» affronta il difficile tema del lutto.

«Quando c’è di mezzo la morte le parole e i pensieri rimangono come a mezz’aria. Si spezzano, soffocano e alcuni forse muoiono prima ancora di essere pronunciati». Non è facile il tema scelto da Sara Beltrame, giornalista e scrittrice, e da Tommaso Vidus Rosin, illustratore, per «Rita e il giro della morte» (Edizioni Piuma). Il romanzo è stato inserito dalla casa editrice nella long list del Premio Strega ragazzi nella categoria 8+.

La storia

Margarida detta Rita, la protagonista, ha visto una persona morire quando aveva 5 anni: uno sconosciuto, stroncato da un malore, disteso a pochi passi da lei, anche se è riuscita a vederne solo i piedi che sporgevano dal letto avvolti nei calzini a strisce gialle e rosse.

L’autrice indaga nelle inquietudini e nelle curiosità che tormentano bambini e ragazzi quando si trovano davanti al mistero che circonda la fine della vita. Si pongono tante domande: «Cosa succede esattamente al corpo di una persona quando muore? È proprio vero che si è morti quando il cuore smette di battere?». Questi interrogativi diventano ancora più insistenti se, come nel caso di Rita, i genitori cercano di «proteggere» i figli con il silenzio, evitando quindi di fornire spiegazioni e risposte.

Il romanzo è stato inserito dalla casa editrice nella long list del Premio Strega ragazzi nella categoria 8+

Rendere questo argomento comprensibile e raccontarlo in modo sorridente è una sfida impegnativa che però l’autrice, originaria di Treviso, affronta in modo efficace e interessante. Beltrame e Vidus Rosin avevano già lavorato insieme per tradurre con un linguaggio adatto ai giovani lettori «The Game» di Alessandro Baricco (Feltrinelli). Con questo lavoro danno inizio a una serie - dedicata ai ragazzi dagli 8 anni in su - che proseguirà con altri due volumi.

Assistere alla morte di un uomo sconvolge la vita di Rita, che a causa dello stress inizia a soffrire di narcolessia: si addormenta di botto - senza poterlo controllare - nei momenti e nei luoghi più impensati, anche in classe. In quei momenti sogna la nonna Amelia, scomparsa misteriosamente quando lei era piccola - che dispensa racconti e consigli. Per quanto possa sembrare strano addentrarsi in una storia «che non ha nulla di magico e parla di morte», come dice la stessa Rita, lo stile di Beltrame e Vidus Rosin la rende coinvolgente e divertente. Ci sono personaggi bizzarri come Nando, il «guardiano» della casa della nonna, che parla in giapponese e dà lezioni di katana a Rita, il «bullo» della classe XYZ e Dona Sonia, una cara amica della nonna, sempre pronta a dare una mano. Rita si imbatte in una misteriosa intervista registrata su una musicassetta in cui la nonna Amelia e la prozia Eugenia, due scienziate con un grande gusto per enigmi e indovinelli, inseriscono alcuni indizi per individuare «l’itinerario delle eccezioni»: è il punto di partenza di un’appassionante indagine, alla scoperta di sé e dei segreti del passato.

Come curare le ferite

Le vicende narrate diventano un’occasione per approfondire le diverse culture e tradizioni legate ai morti e alla loro memoria. In appendice ci sono anche diverse ricette a tema. Nella famiglia di Rita ci sono tante ferite, e «per guarirle bisogna prendersene cura». In questo caso la «terapia» è un viaggio che curiosamente ha come mete i cimiteri ma nasce «per celebrare la vita».

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