Sponsorizzato

Fondazione Istituti Educativi: dal 1532 a fianco dell’infanzia abbandonata

Fondata da Girolamo Miani, il «Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata», la Fondazione diede casa a migliaia di orfane e orfani e oggi prosegue l’attività di supporto nell’ambito di progetti educativi

Conoscere la storia degli Istituti Educativi di Bergamo significa ripercorrere più di cinque secoli di vicende politiche, sociali ed economiche della provincia. L’Ente affonda infatti le radici nel 1532, quando il nobile veneziano Girolamo Miani – beatificato da Papa Benedetto XIV nel 1747, santificato da Clemente XIII nel 1767 e proclamato da Pio XI nel 1928 «Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata – giunse nella nostra città. Come raccontato dallo scrittore Fabio Gatti del libro «Pietas ad omnia utilis – Orfanotrofi e istituti educativi nella storia di Bergamo», Miani lasciò Bergamo poco dopo, nell’autunno del 1533, dopo avervi fondato tre opere caritatevoli in favore di orfani, orfane e convertite: l’orfanotrofio maschile denominato negli anni a seguire «Casa dei Poveri di San Martino», l’«Ospitale laico delle orfane» divenuto poi l’orfanotrofio femminile del Conventino e del Soccorso e, infine la «Casa delle Convertite», denominata nel tempo «Casa delle donne in ritiro» e «Istituto del Divin Redentore».

Una volontà di vicinanza ai più fragili, quella del Santo, che non venne mai meno anche se, tra l’età napoleonica e il periodo dell’Unità d’Italia, furono molti i passaggi che cambiarono l’assetto di queste opere caritatevoli. Con Decreto Reale del 1864 venne costituito il «Consiglio degli Orfanotrofi e degli istituti annessi di Bergamo» e nel 1897 si verificò una circostanza cruciale per la storia dell’Ente. In quell’anno, infatti, la contessa Emilia Woyna Pezzoni, ultima erede della facoltosa famiglia aristocratica industriale bergamasca dei Piazzoni, redasse il proprio testamento, nominando come «erede universale l’orfanotrofio maschile di Bergamo» di un patrimonio di straordinaria entità. Le guerre mondiale e gli stravolgimenti del Novecento misero poi a dura prova l’Ente, ma non scalfirono gli obiettivi caritatevoli iniziali. Così, nel 1971 con Decreto del Presidente della Repubblica, si trasformò lo statuto e si fusero in una sola realtà – gli Istituti Educativi – tutte le istituzioni legate all’assistenza degli orfani e delle orfane, nonché l’asilo infantile «Emilio Costanzo Piazzoni» di Castel Cerreto, progetto voluto dalla contessa Piazzoni. Ultimo passaggio storico fu nel 2003, quando l’Ente divenne una fondazione di diritto privato, senza finalità di lucro con sede nel cuore di Bergamo, in Passaggio Canonici Lateranensi, all’interno dell’ex convento di Santo Spirito che ospitò fino agli anni Cinquanta un orfanotrofio maschile.

«Ancora oggi, dopo tanti secoli e dopo tutta questa storia, gli Istituti Educativi di Bergamo – conferma il presidente della Fondazione Ivan Tassi – sono un punto di riferimento per tutto il territorio provinciale, capace di far fronte ai bisogni sociali ed educativi del nostro tempo, collaborando con diverse realtà bergamasche e rispondendo ai vari fabbisogni che costantemente emergono nella nostra comunità». In particolare, la fondazione eroga contributi che sono frutto dell’utile che ottiene dal proprio patrimonio, composto – oltre che dal lascito dalla famiglia Piazzoni – anche da donazioni di tante famiglie più o meno facoltose. «Solo lo scorso anno – continua il presidente degli Istituti Educativi – abbiamo erogato più di mezzo milione di euro a diverse realtà del territorio: più del 42% di questa somma sono stati donati in ambito sociale e quindi in progetti educativi, per i disabili e per i più fragili. Abbiamo sostenuto anche iniziative culturali e sportive, purché legate con l’educazione e la formazione, e siamo riusciti anche ad aiutare tante Parrocchie grazie a diversi partenariati. Andiamo anche fieri delle ambulanze che, grazie a un nostro contributo, offrono un’assistenza preziosa».

Oltre alla vocazione caritatevole, la fondazione ha un impegno nell’ambito della formazione, gestendo direttamente la scuola dell’infanzia «Emilio Costanzo Piazzoni» di Castel Cerreto e la scuola dell’infanzia «Alessandra Benvenuti» di Bergamo, nel quartiere di Valtesse – San Colombano. «Per il futuro – conclude Ivan Tassi – punteremo al consolidamento del patrimonio, investendo della manutenzione. Abbiamo alcuni obiettivi i, tra cui la sistemazione dello storico asilo di Castel Cerreto, dove il CDA si è già espresso a favore di un intervento migliorativo, e, sempre nella frazione di Treviglio, contribuiremo in sinergia con il Consorzio di Bonifica a impermeabilizzare una serie di canali e rogge per evitare la dispersione dell’acqua. In forme diverse, la missione di Miani continua, a distanza di cinque secoli, a dare i propri frutti».

Dalla Maddalena al Collegio San Carlo: l’orfanotrofio maschile

Il volume «Pietas ad omnia utilis – Orfanotrofi e istituti educativi nella storia di Bergamo» ripercorre con estrema precisione la storia degli orfanotrofi di Bergamo, a partire da quello maschile, fondato da Miani nel 1532 e gestito per oltre tre secoli dall’Ordine dei Padri Somaschi. La prima sede fu ricavata in un’aula dell’Ospedale della Maddalena, nei pressi della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, e vennero ospitati nel corso del primo anno 28 bambini, tutti di un’età inferiore ai 13 anni. L’attività in favore degli orfani si incardinò fin da subito su tre pilastri fondamentali: l’educazione religiosa, l’insegnamento di un lavoro manuale e l’istruzione di base.

Come la storia degli altri istituti, anche quella dell’orfanotrofio maschile fu segnata da costanti trasferimenti. Trasformato in «Casa dei poveri di San Martino», l’orfanotrofio cambiò lungo i secoli diverse sedi: dalla vicinia di Santo Stefano, alla contrada Masone, dai conventi in Borgo San Leonardo e Santo Spirito fino al quartiere di Santa Lucia, dove nel 1916, su progetto dell’ingegnere bergamasco Luigi Bergonzo, venne realizzata l’ultima sede, il collegio San Carlo. Dopo le bufere scatenate dalle guerre mondiali – l’istituto fu anche occupato militarmente nel corso della Grande Guerra – e a seguito dell’evoluzione sociale della città, con le situazioni di orfanità in costante diminuzione, l’orfanotrofio si trasformò dal 1971 in un convitto. L’ente, in forma ibridata con altre scuole, proseguirà la sua attività fino al 2001, quando l’edificio fu affittato dagli Istituti Educativi di Bergamo alla Fondazione Maddalena di Canossa per l’insediamento dell’Istituto Imiberg, attualmente attivo.

Il Conventino nacque come Casa delle orfane

All’arrivo a Bergamo di Girolamo Miani non esisteva a Bergamo un’istituzione dedicata alle orfane che, fino a quel momento, venivano accolte presso l’Ospedale Grande di San Marco. Fu lui è ideare un’opera dedicata esclusivamente a questa categoria di bisognose, supportato economicamente dal Vescovo Luigi Lippomano e da un gruppo di facoltosi della città.

La fisionomia iniziale dell’orfanotrofio fu più simile a quella di una comunità monastica che a quella di un ente assistenziale: le giovani, una volta cresciute e non collocate altrove, diventarono infatti madri dell’istituto, curando la crescita delle altre generazioni di bambine meno fortunate. Le vicende storiche dell’opera, che negli anni evolsero e permisero alle ospiti di formarsi e di ricevere un’educazione religiosa, giunsero nel corso dei secoli a segnare la storia di diversi luoghi della città, a partire dal Borgo San Leonardo, dalla Contrada al Pozzo Bianco e da Borgo Sant’Antonio che ospitarono le prime sedi. Dal 1542 al 1812, l’orfanotrofio, divenuto «Casa delle Orfane», trovò casa prima nei pressi dell’odierna via San Giovanni e poi presso l’ex convento dei Paolotti al Galgario. Dal 1812 al 1962, l’orfanotrofio femminile del Conventino – frutto della fusione tra la «Casa delle Orfane» e dell’«Albergo Laicale dei Poveri» detto appunto «Conventino» - accolse centinaia e centinaia di piccole lungo l’odierna via del Conventino. Gli ultimi «scampoli dell’attività comunitaria» si svolsero nei primi anni Settanta, quando poche decine di giovani furono affidate all’Istituto delle Suore Orsoline di Somasca e al Collegio Cittadini.

In Santo Spirito c’è il cuore della Fondazione

Il cuore degli Istituti Educativi batte da sempre insieme con un luogo simbolo di Bergamo: il complesso di Santo Spirito di via Tasso.
La storia di questo spazio, che fino ai primi anni Duemila accolse anche l’ex hotel Commercio e l’ex sede dell’Archivio di Stato, come imparato analizzando l’evoluzione delle altre opere caritatevoli della fondazione risale a molto prima, a oltre cinque secoli fa. Dopo la secolarizzazione dei Canonici Regolari Lateranensi – l’ordine che nel 1476 subentrò ai Celestini nel convento di contrada Santo Spirito –, il complesso ospitò infatti tra le sue mura l’orfanotrofio maschile, situato fino al 1785 in via Masone. Gli orfani rimasero in via Tasso fino al 1812, per poi tornare nel 1866 e rimanervi fino all’avvento della Grande Guerra. Nel corso dell’Ottocento, tra gli anni Venti e Quaranta, Santo Spirito fu la sede anche di un altro ente benefico: il «Pio Luogo del Soccorso», una realtà voluta per accogliere e proteggere giovani donne e orfane a rischio prostituzione. Il complesso, che ospita oggi il quartier generale degli Istituti Educativi di Bergamo, è quindi da sempre un luogo fondamentale per la storia educativa della città e nel 2023, dopo oltre quindici anni di abbandono, è tornato a splendere grazie a un puntuale e accurato intervento di riqualificazione del compendio immobiliare promosso dalla fondazione, che ha permesso di restituire alla città l’ex convento degli agostiniani e due chiostri rinascimentali, oltre che a portare un nuovo hotel per l’accoglienza di turisti e visitatori e una serie di servizi per tutta la città.

© RIPRODUZIONE RISERVATA