«L’arte dell’apicoltura tramandata dal nonno. Ora temo la Bergamo-Treviglio»
IL VIAGGIO/2. Emanuele ha 31 anni: «L’autostrada? Vicino ai miei alveari qui a Boltiere». E Aurelia Rossi gestisce una fattoria didattica: «Ai bimbi mostrerò lo smog».
Boltiere
«Ho appreso l’arte dell’apicoltura da mio nonno e ho investito su questa passione che è diventata un lavoro. Ora qui, dietro casa e azienda agricola, è previsto il passaggio dell’autostrada Treviglio-Bergamo: non sappiamo come andrà a finire e quale impatto avremo soprattutto durante i novecento giorni del cantiere. La mia speranza è che l’autostrada lasci la possibilità in futuro anche ai miei due bambini di poter coltivare questo lavoro con la stessa passione tramandata negli anni nella nostra famiglia». Emanuele Durelli ha 31 anni e l’attività di apicoltore ce l’ha – letteralmente – nel sangue, visto che la passione gli è stata tramandata in famiglia, in particolare dal nonno materno Antonio Cagnoli, oggi ottantacinquenne. La loro casa e la loro azienda agricola si trovano alla cascina Durelli, sulla strada che collega Boltiere con Ciserano, esattamente al confine tra i due paesi interessati dal passaggio dell’autostrada Treviglio-Bergamo (che, com’è ormai noto, arriverà però al casello dell’A4 di Dalmine).
Il vecchio castagno
Qui, nel campo a destra dell’abitazione (che ospita anche lo spaccio per la vendita del miele), ci sono cinquanta alveari. Emanuele ci passa accanto orgoglioso e, mentre qualche ape volteggia silenziosa, indica un castagno nel prato, a una ventina di metri, proprio accanto al fossato che segna il confine tra i due territori comunali: «Ecco, esattamente lì è previsto il passaggio dell’autostrada. Non riesco bene a immaginare quale potrà essere l’impatto per noi: di sicuro le nostre vite saranno stravolte». Peraltro proprio in quest’area tra Boltiere e Ciserano non è in programma soltanto il passaggio (in trincea) del tratto autostradale: qui è previsto anche uno dei sei caselli della tratta. Il che comporterà tutta una serie di strade di immissione e uscita dalla Treviglio-Bergamo e anche alcune rotatorie che connetteranno alla viabilità esistente. Vale a dire la via che collega i due paesi, dove verrà realizzata una rotatoria con un nuovo svincolo verso la provinciale Francesca, a sud, e che correrà parallelo all’autostrada, mentre dalla rotatoria di innesto e uscita dalla Treviglio-Bergamo partirà una nuova strada diretta a est, verso corso Europa di Zingonia. Eppure qui, a guardarsi attorno adesso, si vedono solo campi e, in lontananza i campanili di Ciserano e Boltiere. Difficile immaginare come l’area verrà stravolta.
La situazione attuale
L’attuale strada che collega i due centri è infatti poco più che una strada di campagna: «E la nostra forza è proprio quella di essere adiacenti a una piccola strada di campagna che collega i due paesi – spiega infatti Emanuele –, rendendo comodo l’acquisto dei nostri prodotti da parte dei nostri clienti, pur rimanendo in un contesto rurale agricolo. Del resto la nostra famiglia è da sempre legata all’attività agricola: da quando, nel 1967, mio nonno Pietro Durelli, dovendosi spostare dal centro del paese, costruì in aperta campagna questa abitazione con annessa stalla per poter proseguire con l’allevamento di bestiame e la coltivazione dei suoi campi. Da allora sono passate due generazioni e all’allevamento si è aggiunta l’attività di apicoltura, passione, questa, che mi è stata tramandata dal nonno materno Antonio Cagnoli, che iniziò l’avventura con l’apicoltura dal 1978. Nel 2011 l’apicoltura è diventata per noi l’attività principale». A oggi nell’azienda lavorano Emanuele, la mamma Sabina Cagnoli, che è la titolare, e Claudia Buzzini. Emanuele ha studiato all’istituto agrario Cantoni di Treviglio e poi si è dedicato a tempo pieno a questo lavoro.
Ora sul suo futuro, su quello della sua famiglia e su quello della sua attività incombe un’autostrada: «Nel progetto ho sentito tanto parlare di mitigazioni dell’impatto ambientale, con aree di compensazione per migliorare il valore ecologico – rileva –, senza però considerare quello che stiamo perdendo, ovvero campi che producono cibo, pascolo per le api, ambiente utile alla sopravvivenza di un ecosistema complesso, in cui l’apicoltore si trova a esserne inevitabilmente protagonista, diventando custode della biodiversità». Temi di cui si parla tanto al giorno d’oggi e che si concretizzano con la «vendita dal produttore al consumatore» indicata anche sull’insegna dell’apicoltura.
L’apicoltore ha presentato, con altri colleghi agricoltori e per il tramite di Coldiretti Bergamo, alcune osservazioni al progetto: «Credo che una risposta ce la potremo dare soltanto quando l’autostrada sarà in funzione, per capire se la clientela crescerà. Di certo a mio avviso avremo piuttosto un danno di immagine. Siamo l’unica apicoltura di questa zona della pianura, con trecento alveari, produciamo miele di castagno, tiglio, tarassaco, acacia e millefiori e il nostro punto di forza è proprio il nostro punto vendita. Avere accanto un’autostrada, anziché i campi, avrà un impatto consistente. E poi già due aziende agricole che c’erano qui attorno hanno chiuse perché le nuove generazioni non se la sono sentita di andare avanti». Emanuele, che invece ha scelto diversamente per la sua vita, ora teme di vedersi sventrati casa e attività. A partire dai campi: l’autostrada lascerà loro un triangolo a ovest del tracciato, dove ora ci sono altri alveari e che sarà poi anche difficile da raggiungere.
La cascina del nonno
Soltanto qualche centinaia di metri più a nordest, verso Boltiere, una strada sterrata conduce alla cascina Rossi, altra struttura rurale che avrà la nuova autostrada visibile dalle finestre. «Questa cascina risale agli inizi del Novecento, tanto che mio nonno Luigi Rossi è nato qui nel 1911 – racconta Aurelia Rossi –: oggi alleviamo una cinquantina di bovini da latte e dal 2008 abbiamo organizzato una fattoria didattica, dove ospitiamo una trentina tra bambini e genitori la settimana, mentre in estate organizziamo il centro ricreativo». Attorno al cascina, che dal 2006 ospita anche lo spaccio di formaggi prodotti dall’azienda agricola, su ogni albero – oleandro, nocciolo, platano, bambù – è indicato il nome, mentre un cartello tanto anacronistico quanto emozionante recita: «Attenzione: bambini che giocano». «I bambini li portiamo sempre a passeggiare nei campi: adesso mostriamo loro alberi e fiori. Con l’autostrada cosa faremo vedere? Lo smog?», teme Aurelia, che gestisce l’azienda con mamma Lidia Legrenzi e gli altri familiari. «Qui raccontiamo le nostre tradizioni rurali, soprattutto durante le festività, anche con l’ausilio delle guardie ecologiche. Non so davvero come cambierà il paesaggio. Di certo non in meglio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA