«Che nostalgia delle Orobie, qui scopriamo le vette dell’Oman»

LA STORIA. Francesca Lollio, a 32 anni da Lovere agli Emirati: «I primi viaggi all’estero e poi la proposta per Dubai». L’amore per la montagna condiviso con Luca Zanardi.

Quando l’aereo ha toccato terra, a marzo, l’asfalto sembrava vibrare. Dubai si è presentata così: calore netto, orizzonti infiniti, luce verticale. Francesca è scesa con un bagaglio a mano (e tre bagagli in stiva, dal sapore di casa) e una certezza: questa volta non era una trasferta. Era un inizio. Non un esperimento, non un’ipotesi da verificare. Era una scelta netta, coraggiosa. Come lanciarsi da una vetta: all’inizio fa paura, poi resta solo il volo. «Avevo un contratto nuovo, di due anni, e un biglietto di sola andata. Mi faceva paura, ma era forte anche la voglia di buttarmi in questa nuova avventura».

Il liceo classico Decio Celeri le aveva regalato una passione umanistica che stranamente, o forse inevitabilmente, l’aveva portata a scegliere la facoltà di Ingegneria meccanica

Dubai non era mai stata nei suoi programmi, almeno non in quelli dichiarati, né nelle mappe che amava seguire con Luca, il compagno conosciuto lungo sentieri alpini e diventato presto molto più di un semplice partner di escursioni. Eppure ora eccola lì, oggi, Francesca Lollio, 32 anni, bergamasca di Lovere, nel cuore pulsante degli Emirati Arabi Uniti, tra grattacieli che sfidano la gravità e temperature che mettono a dura prova la sopportazione, a lavorare nel settore automobilistico per una prestigiosa e storica azienda automobilistica italiana. L’infanzia e la giovinezza Francesca le aveva passate vicino all’acqua, con le sponde del Lago d’Iseo come scenario. Scuole dalle suore, amicizie solide ancora oggi, conservatorio e oboe, «perché il clarinetto era troppo affollato», ricorda, «sempre della famiglia dei legni, ma fondamentalmente uno strumento diverso».

Il Conservatorio a Darfo

Il liceo classico Decio Celeri le aveva regalato una passione umanistica che stranamente, o forse inevitabilmente, l’aveva portata a scegliere la facoltà di Ingegneria meccanica a Brescia, non troppo distante da casa, per mantenere vivo lo studio della musica al Conservatorio Luca Marenzio di Darfo e le amicizie musicali che le permettevano di esibirsi nelle sagre della Val Camonica e in piccoli teatri con gruppi di musica da camera: «Per qualche anno – racconta –, ho fatto parte di qualche gruppo musicale, tutti piuttosto diversificati, con cui si proponevano arrangiamenti di ouverture orchestrali, arie d’opera e colonne sonore, musica da camera, e con cui ci si esibiva nei teatri, nelle sagre, negli eventi più cittadini a Brescia». Un’estate, durante gli studi universitari, «ho anche avuto la possibilità di lavorare alla Gnutti Transfer di Ospitaletto per cominciare ad “annusare” l’aria di fabbrica. Anche se, veramente, mio papà mi aveva fatto conoscere la realtà della fabbrica ben prima, portandomi da piccola talvolta il sabato mattina nell’azienda in cui ha sempre lavorato (e che, anche oggi, non molla: Comisa)».

Verso Dubai

La laurea arriva con una tesi che è già un progetto: stampa 3D metallica, una tecnologia che diventa un ponte diretto verso Maranello. «Mi chiamarono per il primo colloquio poco dopo aver discusso la tesi. Una di quelle telefonate che non si dimenticano». Prima breve, poi intensa e stabile, la sua esperienza nel cuore della produzione motoristica, dai prototipi alla gestione dei turni in fabbrica, fino ad arrivare alla svolta: la direzione commerciale, assistenza tecnica post-vendita, ruolo che da settembre 2023 la porta a viaggiare sempre più spesso all’estero. Dubai è il frutto di questo percorso: «Non sapevo che avrebbero scelto proprio me, né che avrei detto sì così in fretta».

Francesca sorride pensando ai primi mesi, a quella vita sospesa tra l’Italia e Dubai, viaggi ogni due settimane per familiarizzare con il luogo

A convincerla non solo la carriera, ma anche Luca. E la montagna, che a Dubai non c’è. «All’inizio ero preoccupata di perdere le mie abitudini, la montagna, le passioni, gli affetti. Poi Luca mi ha detto che sarebbe venuto con me. A quel punto non c’era più motivo di dire no». La passione per la montagna è nata dopo il primo lockdown, esplosa negli ultimi anni, con Luca Zanardi, guida di media montagna, con cui ha condiviso cammini intensi, come l’Alta Via dell’Adamello, il Tour del Mont Blanc, l’Haute Route Chamonix-Zermatt, fino alle cime dell’Himalaya, scalate insieme nell’ottobre 2024 fino ai 5.500 metri. Di ogni vetta ricorda la fatica, ma anche la sensazione di essere in cima al mondo, sospesi tra cielo e roccia.

Le Jumeira Lakes Towers

Francesca sorride pensando ai primi mesi, a quella vita sospesa tra l’Italia e Dubai, viaggi ogni due settimane per familiarizzare con il luogo, chiudere il suo appartamento di Modena, dire arrivederci a tutti. A metà aprile anche Luca l’ha raggiunta, chiudendo attività e valigie con la precisione di chi è abituato a pianificare escursioni in quota. «La sua sfida è forse ancora più grande della mia, perché sta ricominciando da zero: non solo guida, ma anche tecnico elettricista, manutentore, una nuova lingua e un mercato in espansione». Vivono a Jumeira Lakes Towers, quartiere residenziale che sembra il set di un film sul futuro, abitato da expat, compaesani sparsi qua e là, e italiani che si cercano e trovano facilmente.

La vita lontano dall’Italia

«Dubai è immensa, dinamica, internazionale. I servizi sono perfetti, il cibo è globale, il costo della vita alto, ma gestibile se fai attenzione. Questi primi mesi mi hanno quindi permesso di farmi un’ottima prima impressione. Più pro che contro». La sorpresa più grande: le montagne, quelle che si vedono al confine con l’Oman, «diverse dalle nostre Orobie, ma ci accontentiamo. Per ora». Nella loro vita nuova c’è spazio anche per vecchie passioni come la pole dance, che Francesca pratica con dedizione, avendo anche partecipato in passato a competizioni internazionali, e per i viaggi, programmati insieme come esploratori meticolosi: «Fino a pochi anni fa, non ero solita viaggiare. Da qualche tempo, però, mi piace molto e a Luca altrettanto (siamo allineati sulle passioni nel tempo libero e sui viaggi). Abbiamo portato con noi attrezzature alpinistiche e non abbiamo ancora pianificato ritorni in Italia per svago, ma devo tornare spesso per lavoro. Non abbiamo fretta, non sappiamo nemmeno dove saremo tra due anni. Magari resteremo ancora, magari no. Ora stiamo solo vivendo il presente».

Tutto è nuovo

Dubai è entrata nella loro quotidianità con piccoli gesti, nuove abitudini. Il primo è stato scaricare Botim, «perché Whatsapp non permette le videochiamate da Dubai, quindi abbiamo trovato questa applicazione che invece ci permette di comunicare anche tramite videocall». Poi orientarsi, scoprire le novità del weekend, imparare a riconoscere un buon caffè arabo, annotare ristoranti, abitudini, scorci. E poi quei dettagli che segnano la svolta: una camminata notturna, una chiacchierata tra sconosciuti in inglese, un sorriso scambiato con un altro italiano per strada. Tutto è nuovo, ma niente fa più paura. «Non so cosa ci riservi il futuro, ma questa esperienza ci sta regalando una qualità di vita incredibile. E poi il lavoro qui è elettrizzante, mi piace molto». «Dubai è tante cose, ma non è un punto fermo. È un nuovo inizio, una possibilità di riscrivere la propria storia ogni giorno. È un posto dove puoi reinventarti senza perdere te stesso». Francesca racconta con tranquillità, consapevole che ogni scelta ha un prezzo e una promessa. Dubai non è casa, almeno non ancora, ma non è nemmeno una parentesi. È una nuova geografia sentimentale, un luogo dove sfide, calore e orizzonti si fondono in un presente tutto da scoprire.

Bergamo senza confini

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