In Nuova Zelanda batte il cuore dell’«Alpino ristorante»

Da Valverde. Il bergamasco Riccardo Carminati dal 2018 è al timone del locale sulle orme del nonno che gestiva il «Caffè del Tasso». Pluripremiato per la cucina e lo stile inconfondibile.

Da Bergamo alla Nuova Zelanda, per seguire le orme del nonno. Si potrebbe riassumere così, molto sinteticamente, la storia di Riccardo Carminati che, classe 1985, nato e vissuto in Valverde, ai piedi di Città Alta, dal 2018 vive e lavora a Cambridge, dove è co-proprietario del ristorante Alpino. Sulle orme del nonno, dicevamo. Sin dalla nascita. Sin dal primo istante della sua vita, infatti, Riccardo ha «preso» qualcosa dal nonno: il nome.

«Mio nonno Riccardo Carminati – racconta Riccardo – non l’ho mai conosciuto poiché è morto alcuni prima che io nascessi. E anche per questo ne ho preso il nome. Di lui però sono rimaste le leggende, di uno dei ristoratori più abili in bergamasca e grande appassionato di ristorazione. E diciamo che io sto provando a inseguire il suo esempio agli antipodi del mondo». Il nonno di Riccardo, omonimo, infatti, ha gestito per anni il Caffè del Tasso in Piazza Vecchia. «Sin dai miei studi da adolescente – spiega – ho scelto la via alberghiera perché la ristorazione è radicata nella mia famiglia: a partire da mio nonno Riccardo Carminati, come ho detto, da cui ho preso il nome, che lanciò il Caffè del Tasso alla grande negli anni ’60-‘70».

Il nonno al Caffè del Tasso

Riccardo ha frequentato l’Istituto alberghiero di San Pellegrino Terme, dove ha conseguito la maturità nel 2004. E successivamente si è laureato in Economia e commercio all’Università degli Studi di Bergamo (nel 2008; laurea triennale). Sin da durante gli studi ha poi perseguito la propria esperienza lavorativa. «Ho lavorato praticamente tutta la vita nella ristorazione – continua –. Prevalentemente in sala, ma anche al bar, in cucina e alla reception. Ho iniziato a 14 anni, durante la scuola alberghiera, in alcuni ristoranti in Bergamo centro, e ho continuato anche durante tutta la scuola superiore e mentre frequentavo l’Università. Sicuramente, tra tutte, l’esperienza più significativa e rilevante è stata al Roccolino con chef Corrado Biffi, un’esperienza che mi ha insegnato realmente il significato di professionalità ed etica del lavoro, che credo sia un vanto della comunità bergamasca». è quindi divenuto il proprio Caffè del Tasso da lanciare.

Un ristorante pluri premiato

«L’Alpino Cambridge – specifica – è stato aperto nel 2013 da Kim e Noel Cimadom (coppia italo-neo zelandese) e poi restaurato nel 2018 passando da ristorante italiano tradizionale a un’offerta più moderna e contemporanea. Io ho iniziato qui proprio nel 2018, giusto dopo il rinnovamento, come restaurant manager e nel 2019 sono diventato socio (con la precedente coppia come business partners, perché loro hanno traslocato a Tauranga per aprire un altro ristorante). Io mi occupo di Alpino totalmente: dalla gestione alle operazioni, un po’ un proprietario-lavoratore all’italiana».

Un po’ come il nonno, quindi. «Tuttora mi occupo personalmente della gestione di tutto: il ristorante è molto frequentato, non è un ristorazione formale, ma ha prodotti di alta qualità e la nostra è una cucina italiana moderna che incorpora ingredienti tipici dell’area. E abbiamo anche un’ottima lista vini (quasi tutti vini italiani in listino). Abbiamo anche ottenuto alcuni premi: miglior ristorante in Waikato 2021; watch list for the hat 2022. E siamo quindi probabilmente uno dei migliori ristoranti italiani in Nuova Zelanda».

La famiglia internazionale

In questi anni lontano dall’Italia, Riccardo ha trovato anche l’amore e ha creato la propria famiglia. «Sono sposato con Cecilia dal 2012 (a Guadalajara, lei è messicana) e abbiamo una bambina, Francesca (come mia nonna Francesca Carminati) nata nel 2017 – continua –, che è messicana, italiana e ovviamente neo Zelandese. Viviamo a Ohaupo, piccola identità rurale vicino a Cambridge, a circa 15 minuti di auto. È un posto molto tranquillo, c’è una calma e tranquillità incredibile (è zona rurale a bassissima intensità di sfruttamento, quindi natura totalmente incontaminata). Ci piace vivere qui perché abbiamo bisogno di pace, considerando che sono sempre al ristorante con tantissime persone tutto il giorno, quindi c’è bisogno di tempo per ricaricarsi. E adoro vivere in Nuova Zelanda: sicuramente questa nazione mi ha dato tanto a livello di opportunità e accoglienza».

A Bergamo una volta l’anno

«La vita in Nuova Zelanda presenta più possibilità sicuramente rispetto all’Italia, per il primo semplice fattore che qui siamo 5.3 milioni di abitanti in un territorio che è davvero molto simile per estensione all’Italia (dove però vivono adesso 60 milioni e passa di persone). Considerando quindi opportunità professionale e di business, qui c’è ne sono molte di più. Inoltre livello di urbanizzazione, spazi e natura, con meno gente, il tutto è più rilassato e tranquillo». Certo, l’Italia e Bergamo mancano. «Dell’Italia mi manca sicuramente la famiglia – conclude – e soprattutto l’opportunità di vedersi spesso. Invece oggi succede al massimo una volta all’anno: o che venga io in Italia o loro qui. Questo è dovuto anche al fatto che con il ristorante non si chiude mai (lavoriamo 7 giorni su 7). Mi mancano poi le piccole cose: una passeggiata sulle mura tranquillo, la vista di città alta al mattino, il cibo tradizionale bergamasco, che è difficile da trovare anche solo fuori dalla provincia, casoncelli, coniglio, polenta. Poi negli 2 ultimi anni con il Covid non è stato sicuramente facile, specialmente lavorando in un settore come la ristorazione che è stato maggiormente colpito (prima dalle restrizioni e ora dalla mancanza di personale). Confrontando però la situazione qui e quella italiana (in particolare modo a Bergamo, dove la tragedia umanitaria ha assunto proporzioni nettamente superiori), in Nuova Zelanda siamo stati più fortunati, sia a livello di mortalità e pressione sul sistema ospedaliero che sul piano economico».

Bergamo senza confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA