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Domenica 28 Dicembre 2025
La clinica a Londra di osteopatia: «Ma per Natale si torna a Bergamo»
LA STORIA. Francesco Grieco, gli studi al Collegio Sant’Alessandro, poi la specializzazione all’estero. Con un collega ha aperto un centro specializzato a Regent’s Park.
Gli studi all’estero in Gran Bretagna, con l’intenzione di rientrare in Italia, ma da undici anni Francesco Grieco vive ancora a Londra. Un copione che si ripete spesso per chi decide di andare a vivere all’estero, e anche per il 31enne, osteopata di Bergamo, è andata così. Insieme a un socio e amico italiano, ha fondato e gestisce «Cura Osteopathy & Spinal Rehabilitation», clinica osteopatica sita nel centro della capitale londinese, vicino a Regent’s Park.
«Vivendo all’estero mi sono reso conto di quanto sia bella l’Italia: prima di trasferirmi davo Bergamo quasi per scontata»
«Ho frequentato il liceo scientifico al Collegio vescovile Sant’Alessandro di Bergamo e – racconta – , dopo la maturità, ero indeciso sul percorso da intraprendere, gli ambiti che avevo opzionato erano: osteopatia (ero stato trattato da adolescente e mi aveva aiutato molto), farmacia (mio padre ha una farmacia) oppure scienze gastronomiche a Pollenzo, in provincia di Cuneo. Alla fine ha prevalso osteopatia e ho iniziato a studiarla a Milano, all’Istituto superiore di osteopatia».
Gli studi di osteopatia
«Dopo un anno, però, ho deciso di trasferirmi a Londra: in Italia la professione non era ancora riconosciuta mentre nel Regno Unito aveva già una tradizione consolidata, così ho deciso di lanciarmi in questa avventura. Conoscevo già abbastanza bene Londra perché con la mia famiglia ci andavamo spesso in vacanza. All’inizio pensavo di rimanere solo il tempo degli studi universitari, quattro anni, e poi tornare a Bergamo per lavorare. Durante l’ultimo anno di corso, però, ho conosciuto Lourdes, oggi mia moglie e originaria di Madrid, e dal momento che lei stava ancora studiando ho deciso di prolungare la mia permanenza a Londra. Ed eccomi ancora qua: da due anni inoltre ho ottenuto anche la cittadinanza inglese. Sarei potuto comunque rimanere qui senza problemi, ma l’ho richiesta per avere una certezza in più».
«Pazienti di tutte le età»
Londra, una città che offre grandi opportunità a livello professionale. «I miei progetti sono cambiati strada facendo – confessa –: inizialmente volevo semplicemente confrontarmi con persone provenienti da tutto il mondo e vivere un’esperienza diversa. Con il tempo, invece, ho capito che Londra offriva anche grandi opportunità professionali. Posso dire che le mie aspettative sono state ripagate e anche oltre le mie attese. Dopo alcuni anni di esperienza, io e Guglielmo (connazionale, originario di Genova) abbiamo aperto “Cura Osteopathy & Spinal Rehabilitation”, una clinica in cui seguiamo pazienti di tutte le età, compresi bambini e neonati, grazie alla collaborazione con un’osteopata pediatrica. Ci occupiamo in particolare di ernie discali lombari e cervicali, lombalgie e sciatalgie croniche. Tra i trattamenti che utilizziamo c’è anche l’IDD Therapy (Intervertebral Differential Dynamics), che sfrutta forze di decompressione controllate da computer per ridurre la pressione sui dischi e sulle radici nervose. È un percorso non invasivo che dura in media una ventina di sedute e che, in molti casi, aiuta ad alleviare il dolore e migliorare la qualità della vita evitando la chirurgia».
«Gestione semplice e veloce»
«La burocrazia qui in Inghilterra è piuttosto snella - racconta ancora Francesco Grieco –: aprire la società è stato abbastanza rapido e non ci abbiamo messo molto a partire. Al momento collaboriamo con una professionista che lavora come self-employed (l’equivalente della partita Iva in Italia), quindi non abbiamo veri e propri dipendenti assunti. Detto questo, io non ho mai lavorato in Italia quindi non saprei con certezza fare un paragone diretto, però da quello che sento sembra che qui la gestione contabile e fiscale sia comunque più semplice e veloce».
Le differenze, tra le due nazioni, si notano anche su altri fronti, come sottolinea il 31enne. «In università, per esempio, il rapporto con i professori è meno formale: capitava persino di uscire a bere qualcosa insieme. Al contrario, i compagni di corso, per lo più inglesi, si mostravano più chiusi e riservati rispetto agli italiani e ci è voluto tempo per stringere rapporti di amicizia. Poi ci sono le differenze più note e classiche, come il clima e il cibo. Innanzitutto non è vero che a Londra piove sempre, semplicemente il tempo è più imprevedibile: in una sola giornata può capitare di avere sole, pioggia, vento e nuvole. Quanto al cibo, se sai dove andare, si mangia molto bene anche qui».
Fan dei Green Day
«La cosa che sicuramente più apprezzo resta la sua multiculturalità: incontri persone da ogni parte del mondo, impari prospettive nuove e hai sempre qualcosa da fare, come mostre, quartieri da esplorare, concerti. È una città che non si ferma mai. Nel tempo libero mi tengo attivo. Suono la chitarra e pratico tennis, yoga e pilates. Amo andare ai concerti, soprattutto di musica rock - sono un fan dei Green Day. E poi c’è l’Atalanta: la seguo sempre, è il filo che ogni settimana mi riporta a Bergamo e mi ricorda quanto sono legato alla mia città. Non rientro spesso, solitamente tre volte l’anno in occasione di Natale, Pasqua e durante l’estate. Anche se vorrei tornare con più frequenza, perché mi perdo compleanni o comunque ricorrenze importanti di amici».
Il giovane non esclude di rientrare in patria un giorno. «Nel complesso qui mi trovo bene – conclude –, mi sono appena sposato con Lourdes e siamo felici a Londra, ma non nego che un giorno ci piacerebbe tornare in Italia, o magari in Spagna, da dove proviene lei. Londra è una città stimolante, ma anche molto cara e fortemente orientata al lavoro. Va bene per un giovane che vuole “farsi le ossa”, ma arriva per forza il momento in cui si sente il bisogno di rallentare. E se un giorno volessimo costruire una famiglia probabilmente non sarà il posto ideale. Dell’Italia mi manca soprattutto la qualità della vita: poter prendere l’auto nel weekend e andare al lago o in montagna, cosa che a Londra non è così semplice. Spesso ci si sente “bloccati”: senza auto, e con treni costosi, muoversi diventa complicato. Anche incontrare gli amici è difficile, perché ci si può impiegare un’ora di metropolitana per vedersi. E naturalmente mi mancano la famiglia, gli amici italiani e il cibo. Vivendo all’estero mi sono reso conto di quanto sia bella l’Italia: prima di trasferirmi davo Bergamo quasi per scontata, oggi invece quando torno mi sento come un turista che fotografa Città Alta e si stupisce ogni volta, trovandola sempre spettacolare».
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