Marco Polo 4.0: dalla Cina è regista delle rotte via mare per i grandi cargo

Sulle orme di Marco Polo ne «Il Milione», dall’Italia all’Oriente per lavorare nel settore delle spedizioni internazionali. Questa la rotta che Danilo Sergi Alampi, 43 anni, originario di Redona, Bergamo, ha tracciato per la propria vita e che lo ha condotto a Shanghai dove vive e lavora da ormai 15 anni. «Dopo aver frequentato il liceo scientifico “Lorenzo Mascheroni” (maturità nel 1997) – racconta – ho conseguito la laurea quadriennale del vecchio ordinamento in Economia delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali alla Bocconi di Milano. Ricordo ancora i viaggi in treno tutti i giorni e le serate in biblioteca a preparare gli esami. Dopo la laurea ho fatto uno stage in una multinazionale americana nel settore delle telecomunicazioni (Lucent Technologies) e successivamente ho lavorato nel corporate banking di Unicredit (fra Bergamo e Lecco), dove ho avuto la possibilità di essere a contatto giornaliero con imprenditori e amministratori d’impresa». E tutto è iniziato lì. Era il 2006.

«L’esperienza bancaria mi ha permesso di avere una visione estremamente pratica dell’attività d’azienda e di capire subito che il baricentro dell’economia mondiale si stava spostando a Oriente . Quindi, dopo quasi tre anni di lavoro in banca, all’inizio del 2006, ho deciso di ricominciare a studiare e mi sono iscritto a un corso di alta formazione sulla Cina presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il corso, dopo un periodo iniziale a Pisa prevedeva tre mesi di studio in Cina». Così, il 5 aprile 2006 è iniziata l’avventura cinese di

Danilo, che continua ancora oggi. «Dapprima a Chongqing, megalopoli da 16 milioni di abitanti nel sudovest della Cina, dove ho continuato a studiare (il ricordo più forte dei primi giorni in Oriente è quello dei profumi della città, totalmente diversi da quelli a cui ero abituato) e successivamente, ad agosto dello stesso anno, mi sono trasferito a S hanghai dove ho iniziato a lavorare per la Shanghai Capital Logistic Transport, società di spedizioni internazionali, che appartiene al gruppo italiano Sisam e per cui lavoro tutt’oggi. Il gruppo gestisce il molo VII (terminal container) di Trieste ed è partner della compagnia di navigazione Evergreen in Italia e in molti altri Paesi europei. A Shanghai coordino le attività dei nostri due uffici (Shanghai e Suzhou) e della rete di agenti che abbiamo nelle principali città cinesi. In sostanza organizziamo per i nostri clienti locali, di cui una buona parte sono aziende italiane o europee con stabilimento in Cina, spedizioni via mare, aerea, rotaia e anche gomma da e per la “Terra di Mezzo”».

«È un lavoro entusiasmante – prosegue –, che permette di entrare in contatto con persone di ogni parte del mondo, ma obbliga a stare sempre sul pezzo per soddisfare le esigenze dei clienti, come quando abbiamo dovuto organizzare il trasporto su gomma di un autoveicolo dalla Cina all’Italia, con tempi strettissimi (12 giorni via camion contro i 45 del via mare) per permettere al cliente di partecipare a una fiera. Naturalmente missione compiuta».

Danilo a Shanghai si trova bene ed è riuscito anche a crearsi una famiglia che lo aiuta a sentirsi a casa, anche se lontano dalla sua amata Bergamo. «Non è stato difficile ambientarsi a Shanghai, dove esiste una folta e attiva comunità italiana e internazionale. La “Perla d’Oriente” è diventata una delle capitali mondiali e quindi si è esposti a un ambiente multiculturale in continuo progresso. Un altro fattore che di sicuro ha aiutato la mia permanenza in Cina è l’aver conosciuto nel 2007 Ji Xiaoling, con cui mi sono sposato nel 2010: oggi abbiamo due figli, Leonardo (9 anni) e Vittorio (6 anni), a cui ogni giorno insegno qualcosa sull’Italia ». Appunto l’Italia e Bergamo, «a cui penso sempre – spiega Danilo –, specialmente in questo periodo di difficoltà. Essendo cresciuto a Redona, mi mancano le colline dietro casa e le camminate in Maresana e Città Alta. Prima della pandemia, potevo rientrare in Italia due volte all’anno, adesso per via delle restrizioni ai viaggi internazionali, imposte dal governo cinese, non è possibile».

Una pandemia che lo tiene lontano da casa, quindi, e che in Cina è stata contrastata con misure diverse rispetto all’Italia. «Fin dall’inizio della pandemia, infatti, la Cina ha portato avanti una politica di tolleranza zero verso le infezioni da Covid-19. Al manifestarsi di un singolo caso, intere aree venivano poste in lockdown e la popolazione testata a tappeto. Questo approccio, insieme a una pressoché totale chiusura dei confini, ha permesso un ritorno alla quasi normalità sin dal maggio del 2020 ». E il futuro? Sarà ancora sulle orme di Marco Polo? «Per l’immediato futuro, mi vedo ancora qui in Cina. Ho, infatti, l’obiettivo di far crescere sul mercato locale la società per cui lavoro e voglio portarlo a termine prima di pensare ad altro. Tuttavia, sul lungo periodo non posso non pensare a un rientro in Italia e se fosse possibile anche a Bergamo, la città dove ho le mie radici e che sento davvero come casa».

Una casa che Danilo ha imparato ad amare ancora di più da quando vive all’estero. «Vivendo in un paese terzo si impara ad apprezzare ancora di più l’Italia. Sbaglia chi si lamenta della nostra nazione. Abbiamo una qualità della vita impareggiabile, un’economia, che seppur oggi in affanno, ancora reagisce, una storia e una cultura millenarie, che nel passato sono state e sono ancora fonte d’ispirazione per il mondo». E che tutto il mondo ci invidia. «Questo, però, non significa che ci possiamo sedere sugli allori. Tutt’altro, bisogna continuare a rimboccarsi le maniche e fare sempre di meglio. È l’unico modo per contrastare una concorrenza, specialmente asiatica, e in particolare cinese, che nei prossimi anni diventerà ancora più intensa. Politica, imprenditoria e gente comune devono quindi avere un piano di lungo termine. In mancanza, rischiamo di essere marginalizzati o, peggio, spazzati via».

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