Quell’annuncio di lavoro per gioco: ora è architetto a Copenaghen

Lucrezia Picinali Da Villa d’Ogna alla Danimarca. Esperta di architettura del paesaggio è volata all’estero dopo aver risposto a un annuncio per caso.

Un annuncio di lavoro, visto per caso, e l’inizio dell’avventura a Copenaghen. Lucrezia Picinali, 25enne di Villa d’Ogna, frequentava la magistrale in Architettura del paesaggio, al Politecnico di Milano, quando a gennaio 2021, durante l’ultimo semestre universitario, per sfidare la sorte (ma senza troppe aspettative), ha deciso di candidarsi per un tirocinio in un importante studio d’architettura della città danese.

L’annuncio di lavoro

«Dopo un’esperienza di stage presso uno studio di paesaggio a Milano, lo scorso anno (a gennaio 2021) - ricorda la giovane -, durante il mio ultimo semestre universitario ho trovato, per pura casualità, l’annuncio lavorativo per il quale mi sono candidata per “gioco”. Non avevo nessuna aspettativa e oserei dire che mai avrei pensato di essere selezionata e successivamente assunta, dal momento che lo studio è abbastanza riconosciuto e “acclamato”: insomma è un “big”. Invece si è presentata l’occasione e non potevo tirarmi indietro, visto la grande attrazione che ho sempre coltivato per le esperienze all’estero.

Ho viaggiato tanto, con e grazie ai miei genitori: vacanze studio durante il liceo, viaggi e vacanze in diverse parti del mondo. Ammiravo, e pure tutt’ ora ammiro, le persone che viaggiano, partono, anche sole, per scoprire nuove culture, lingue e conoscere persone: volevo provare lo stesso “feeling”. Così a maggio 2021 il volo con direzione Copenaghen».

Lo stile «Hygge»

Una città che ha sempre affascinato la giovane architetto. «Ho sempre considerato la Danimarca, in particolare Copenhagen, la “mia città” - afferma -: non so se ci sia un vero motivo, ma dopo aver studiato alcuni progetti di paesaggio e disegno urbano durante la laurea triennale, mi ha rapita. Forse perché piena di persone calme e socievoli, e per il suo mood e approccio alla vita, definito “Hygge”.

Mi sono ritrovata molto nel loro modo di vivere. Qui apprezzo la possibilità di essere me stessa, senza sentire il peso di essere osservata e giudicata (come spesso in un piccolo paese di montagna può accadere)».

«Mi piacciono le persone danesi - prosegue -: molto dirette, sincere, ma riservate. Diciamo che si capisce subito se può esserci dialogo oppure no. Rimangono comunque persone molto disponibili, ma per niente invadenti. La cosa che apprezzo di più è vedere le persone la mattina, mentre pedalo per andare in ufficio: ci sono chilometri di ciclisti che pedalano, sorridendo, ascoltando musica, per raggiungere il posto di lavoro. Quest’ immagine, la mattina, mi mette di buon umore. Ovviamente quando non piove e non c’è vento (che soffia a 50km/h controcorrente): quello appaga meno».

Dopo l’esperienza di stage e il ritorno in Italia per conseguire la laurea magistrale, lo scorso aprile, il ritorno nella città della sirenetta per essere assunta a tutti gli effetti come architetto del paesaggio (landscape architect). In piena pandemia. «La situazione Covid è sempre stata ben gestita in Danimarca - racconta Lucrezia -. Nota particolare, in giro per la città c’erano diversi spots dove effettuare gratuitamente test, sia rapidi che molecolari. Tutto tramite App, basta cercare sulla mappa apposita quale sia il centro più vicino a te: ti presentavi (senza prenotazione o altro), scansionavano il tuo documento di riconoscimento danese (chiamato Cpr), effettuavano il prelievo e te ne andavi: dopo 15 minuti (o 24h se molecolare) ti arrivava un messaggio per scaricare l’esito del tampone. Niente di più funzionale. L’anno scorso nessuna restrizione era prevista: no mascherine, solo Green pass per accedere a locali pubblici. Durante lo scorso inverno, la situazione si è aggravata e alcune restrizioni sono state reintrodotte, ma tolte del tutto a gennaio/febbraio del 2022. La Danimarca è pertanto riconosciuta come uno dei primi Stati ad aver eliminato tutte le restrizioni».

Bicicletta e cibo bio

«Non avevo aspettative, avevo (e ancora ho) idee e sogni. Ho vissuto questa prima esperienza - la chiamo prima perché è la prima vera volta all’estero da sola, a costruirmi la mia vita, affacciandomi a una cultura completamente diversa dalla mia - a pieno. Ho cercato di godermela, senza aspettative, sia lavorativamente che socialmente parlando. Non so dire se questi sogni e idee siano stati ripagati, cercherò di scoprirlo in questi prossimi mesi (o chi lo sa, anni).

Cosa farò in futuro ancora non lo so, ma non escludo l’idea di poter tornare in Italia - confessa -, tra un po’ magari. Purtroppo, ci sono molte variabili da considerare, ma in primis l’offerta lavorativa per giovani laureati che in Italia a volte scarseggia. In un ambito come quello dell’Architettura del paesaggio, emergente negli ultimi anni, il lavoro è in crescita, ma la ricompensa economica proposta non permette il sostentamento economico dell’individuo. In Danimarca, ciò non è paragonabile: ovviamente il salario è maggiore, ma rispecchia anche la vita, che è abbastanza cara. Le differenze con l’Italia (oltre allo stipendio) sono varie: il sistema sociale ed economico ad esempio è ben strutturato.

Tutti i servizi sono accessibili e sempre disponibili per supportare il cittadino. La cultura è differente da quella italiana, ma piacevole allo stesso modo: un po’ meno lo è il cibo, ma per una persona con intolleranze alimentari come me non ci sono assolutamente problemi. Vegansk, glutenfri, økologisk mad (vegano, gluten free e bio) sono scritte che si trovano ovunque.

Molto diverso, e ancora poco sviluppato in Italia, è tutto ciò che viene correlato alla mobilità sostenibile: bici, bici ovunque. La prima cosa alla quale si deve provvedere è una bicicletta e successivamente imparare a usarla correttamente, seguendo tutte le regole della strada previste (se si vogliono evitare insulti e incidenti). La Valle Seriana? Sono poche le cose che mi mancano di casa, detto sinceramente, ma di sicuro mi manca il caldo (non quello di questi giorni) e le lunghe giornate estive: il sole, in Danimarca, si mostra prevalentemente tra maggio e agosto, e poi scompare per lasciare spazio a pioggia, vento e nuvole, e le persone a me più care, la mia famiglia e sì, il cibo italiano. Del mio piccolo paese, isolato nel nulla, mi manca invece la tranquillità, la calma, gli uccellini che canticchiano la mattina, il verde e le montagne che mi circondano - e non palazzi tutti nuovi come è qui. Mi manca la possibilità di uscire e ritrovarmi subito immersa nella natura, aspetto per me molto importante anche nell’ambito lavorativo»

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